Dai vaccini, al ritorno a scuola. Sono solo alcuni dei temi trattati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione del consueto appuntamento con la conferenza stampa di fine anno, organizzata dal consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare.
Un incontro carico di bilanci dell’anno appena conclusosi, segnato da un’emergenza che ha visto in seria difficoltà l’intero paese e in cui, si sono annunciate quelle che sono le prospettive per l’anno futuro.
In primis Conte ha parlato di vaccini, affermando che per dare il buon esempio si farebbe vaccinare subito. In tal proposito però il premier ha annunciato che bisognerà rispettare le priorità, soprattutto per quanto concerne i cittadini più fragili.
“Quando inizieremo ad avere un impatto significativo potremo dire di aver concluso la fase uno del piano vaccinale” – ha spiegato Conte, specificando che questo accadrà “Quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone”. Un obiettivo da raggiungere che, secondo Conte, non arriverà prima di aprile», ha sottolineato il premier. Lo stesso ha spiegato che non è prevista obbligatorietà in Italia, ma auspica che più persone possibili scelgano di vaccinarsi al fine di poter tornare al più presto alla normalit perduta. Per gennaio, intanto, afferma Conte, è previsto l’arrivo del secondo vaccino. Si attende solo che, in merito, si pronunci l’Ema.
Conte risponde anche in merito alle scuole, al centro della discussione il tema della ripartenza delle scuole secondarie. L’auspicio, secondo il premier è che il 7 gennaio, le scuole secondarie di secondo grado, “possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50% in presenza, nel segno della responsabilità e senza mettere a rischio le comunità scolastiche”. Tasto dolente per quanto riguarda le scuole quello della mobilità.
“Abbiamo approfittato di dicembre per un ulteriore passo avanti, in una logica di massima flessibilità – ha spiegato Conte – Abbiamo coinvolto i prefetti, con tutte le autorità coinvolte, per una sintesi. Abbiamo compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi attorno alla scuola, anche per il trasporto pubblico locale, se non si integrano i comparti diversi. Le prefetture hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C’è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici”.
Per l’occasione il premier ha risposto anche in merito alle domande sul Recovery Plan. Secondo il premier occorre accellerare la verifica di maggioranza per affrontare, già nei primi giorni di gennaio, il tema del Recovery Plan da consegnare alle forze sociali e al Parlamento. “Non possiamo permetterci di galleggiare e procedere in questo clima di azione sospesa – ha dichiarato Conte in merito – Continuiamo a operare, tutti saremo chiamati ad assurmerci le rispettive responsabilità”.
Sul Mes Conte passa la palla al Parlamento. Sarà in quella sede che si deciderà infatti se attivarlo o meno. Resta chiara però, la tendenza a non poter usare tutti i prestiti in modo aggiuntivi a causa delle probabile conseguenze. “Nel 2020, sul fronte dei fondi, non siamo riusciti a spendere il 60%, quindi c’è un limite alla capacità di spesa” – ha sottolineato il premier.
“L’Italia è stato il primo Paese europeo e occidentale in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Questo ci ha complicato la risposta e abbiamo dovuto elaborare risposte che non ci consentivano di riprodurre quelle applicate altrove”.