Alle prime ore di questa mattina, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali emessa, su richiesta della Procura della Repubblica, dal gip del Tribunale di Bari nei confronti di 7 persone, di cui 6 sottoposte agli arresti domiciliari e una interdetta dall’esercizio dell’attività professionale per la durata di 6 mesi. Agli arresti domiciliari sono finiti l’avvocato Michele Primavera e il figlio Enrico Domenico, gli avvocati Oronzo Panebianco e Assunta Iorio. E poi, ancora, Oronzo Pedico, presidente della sede provinciale di Asso-Consum di Barletta e Giuliana Tarantini, dipendente pubblico in servizio presso l’esecuzione mobiliare del Tribunale di Bari. I destinatari delle misure cautelari sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, falsità ideologica, corruzione in atti giudiziari ed autoriciclaggio. Nell’ambito dello stesso provvedimento è stato, inoltre, disposto il sequestro di beni mobili, immobili e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 22 milioni di euro. Agli arresti domiciliari sono finiti 3 avvocati e un dipendente di uno studio legale barese, ma anche un consulente di un’associazione a tutela dei consumatori di Barletta e un operatore giudiziario in servizio presso l’ufficio delle esecuzioni mobiliari del Tribunale di Bari. Complessivamente, nell’ambito della stessa inchiesta, sono 21 le persone che risultano attualmente indagate.
L’operazione scattata questa mattina costituisce l’epilogo di articolate e complesse indagini avviate dalla Procura della Repubblica di Bari e svolte dalle Fiamme Gialle a seguito della denuncia presentata, a maggio del 2018, dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e relativa alla presunta percezione indebita di compensi professionali da parte di alcuni avvocati facenti parte di uno studio professionale barese. Secondo la denuncia, i legali coinvolti, per mezzo di condotte fraudolente, avrebbero indebitamente percepito compensi spettanti per il patrocinio in innumerevoli contenziosi civili intentati contro la Regione Puglia per conto di oltre 3mila agricoltori, al fine di ottenere il pagamento dei contributi previsti dalla Legge Regionale n. 29/1982, a titolo di indennità compensativa (corrisposta negli anni 1989 – 1993) in favore di imprenditori agricoli operanti in aree geografiche svantaggiate.
Le indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche ed ambientali, analisi documentali ed indagini finanziarie, hanno consentito di individuare un’associazione per delinquere la quale, attraverso complessi e diversificati meccanismi fraudolenti, ha intrapreso nei confronti della Regione migliaia di contenziosi di natura civilistica, al fine di conseguire ed incrementare illecitamente i compensi professionali. In particolare, i militari hanno accertato che la compagine criminale – utilizzando anche mandati difensivi falsi, perché riportanti le firme apocrife degli imprenditori patrocinati, oppure perché riferiti a persone decedute – ha artificiosamente frazionato i contributi complessivamente spettanti a ciascun agricoltore nelle diverse annualità. In tal modo i legali hanno intentato, per ciascuna annualità, altrettante cause civili finalizzate ad ottenere il pagamento sia delle indennità agricole spettanti, sia delle connesse spese legali, in questo modo indebitamente incrementate.
Una volta ottenuta la corresponsione dei contributi spettanti agli agricoltori, l’organizzazione criminale ha provveduto ad attivare nei confronti della Regione Puglia nuovi contenziosi, questa volta tendenti ad ottenere il riconoscimento degli interessi di mora maturati sui ritardati pagamenti delle indennità agricole, nonché il pagamento di quelle spese legali che, benché riconosciute in giudizio, non erano state ancora rimborsate dall’Ente. Al fine poi di intralciare la costituzione in giudizio della Regione, gli indagati hanno promosso azioni giudiziarie, in violazione alle norme sulla competenza territoriale dei Giudici di Pace, innanzi a Tribunali di altre province del territorio nazionale, tra cui Lecco, Crema, Como, Torino, Napoli, Vercelli, Matera, Trani e Pisticci.
Le indagini hanno consentito di quantificare in oltre 22 milioni di euro le somme illecitamente percepite in danno del bilancio della Regione Puglia e hanno fatto emergere, inoltre, gravi condotte corruttive nei confronti di un operatore giudiziario in servizio presso la Cancelleria delle esecuzioni mobiliari del Tribunale di Bari. Quest’ultimo, in violazione dei propri doveri di ufficio ed in cambio di denaro e di altre utilità, ha istruito le richieste di rimborso avanzate dagli indagati anticipando le udienze dell’esecuzione rispetto agli ordinari tempi di attesa. Nel corso dell’attività investigativa, inoltre, i militari hanno riscontrato diverse operazioni di autoriciclaggio poste in essere da alcuni degli indagati, che hanno trasferito su conti correnti bancari nella propria disponibilità parte degli ingenti proventi illeciti conseguiti.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali, le Fiamme Gialle baresi – su delega di questa Procura – hanno dato attuazione al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca “diretta” e “per equivalente” di beni e disponibilità finanziarie dei soggetti attinti dalla misura cautelare per un valore di oltre 22 milioni di euro.