A causa della mancata consegna di una raccomandata rischia di dover restituire all’Inps alcune rate della pensione di invalidità che suo figlio percepisce in quanto disabile al 100%. A denunciare la vicenda è Luigia, mamma di un 18enne della provincia di Bari, che si è rivolta ad un avvocato napoletano per dirimere la Vicenza. Si tratta, infatti, di un rischio che pesa come un macigno sulla condizione economica della famiglia monoreddito, già gravata dall’enorme ammontare di spese necessarie per le cure e la vita dignitosa del ragazzo affetto da gravi ritardi.
“Aspettavo che mi chiamassero per la cosiddetta revisione – racconta Luigia – ma dall’Inps non si facevano sentire. Mi sono anche recata al Caf per avere notizie sulla mancata convocazione e lì mi sono sentita dire che il ritardo era causato dalla pandemia. Pochi giorni fa, però – prosegue la mamma – ho ricevuto una raccomandata nella quale mi si comunicava che, non essendomi presentata con mio figlio, il 31 agosto, alla visita di controllo, dovevo restituire i 3.500 euro fino al quel momento regolarmente pagati”.
Luigia racconta, allora, di essere tornata a rivolgersi al Caf per comprendere l’accaduto e di aver scoperto che il postino che avrebbe dovuto consegnarle la raccomandata di convocazione, non aveva citofonato per evitare il contatto diretto con la signora e, dunque, il rischio di contagio, ma che al contempo, non aveva lasciato alcuna comunicazione o avviso nella buca delle lettere. “E adesso – conclude la donna – sono costretta a restituito sondi che non ho, versati a mio figlio che ha tutti i diritti di essere curato per una patologia che non guarirà mai e per la quale siamo sempre sotto la lente d’ingrandimento dell’Inps.