Da marzo ad oggi, cioè da quanto la pandemia di coronavirus ha fatto irruzione in Italia, la Puglia ha potenziato gli organici degli ospedali inserendo 2.691 operatori sanitari, ma di questi solo 530 sono medici a conferma delle difficoltà a reperire specialisti, anestesisti in particolare.
Il dato emerge da una elaborazione svolta a livello nazionale dalla Corte dei Conti su dati forniti dal ministero della Salute. In tutta Italia le assunzioni sono state 36.335, a fare la “voce grossa” è l’Emilia Romagna che, nonostante una popolazione simile a quella pugliese e già circa 20mila dipendenti in più rispetto alla Puglia, ha rafforzato gli organici con 5.395 operatori sanitari, di cui 849 medici. Anche la Lombardia ha assunto 5.367 persone, poco più di 4mila la Toscana, 3.204 la Campania. Tornando alla Puglia, ai 530 medici si aggiungono 1.123 infermieri, la restante parte sono tecnici e amministrativi. Ma come sono stati inquadrati e chi sono i medici e infermieri assunti? Iniziamo con il dire, che i dipendenti presi a tempo indeterminato rappresentano una piccola fetta: 74 medici, 73 infermieri e 394 altre figure. Quasi sempre le Asl hanno proceduto con incarichi a tempo determinato, di 6 o 12 mesi e solo adesso sino a tre anni su spinta del dipartimento regionale della Salute. Gli incarichi individuali a tempo determinato sono 49 per i medici, 1.031 per gli infermieri e 387 per altri ruoli. Praticamente, circa 1.500 il triplo rispetto ai contratti a tempo indeterminato. Poi ci sono i rapporti libero professionali, in sostanza le partite Iva: sono ben 233 i medici che sono stati inseriti negli ospedali pugliesi con questa formula, nessun infermiere e 257 altre figure professionali. E ancora: all’appello della Regione Puglia agli operatori sanitari in pensione hanno risposto solamente 18 medici e 19 infermieri: in 37, quindi, hanno deciso di ritornare in corsia per dare una mano ai loro colleghi nella battaglia con il nemico invisibile che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario regionale e nazionale. Chiudiamo l’analisi con i giovani medici, “specializzandi” e “abilitati ma non ancora specializzati”, come denunciato dalle associazioni studentesche, i ragazzi impegnati sono pochi: gli specializzandi sono 35 (l’Emilia Romagna, per avere un termine di paragone, ne impiega 320, la Campania 182), i medici abilitati alla professione ma non specializzati sono 55. Infine, ci sono 35 medici che stanno lavorando ma con altre tipologie ancora di contratto non specificate. Quello della formazione di giovani medici è un problema più volte denunciato da Ordine e organizzazioni, e la Puglia è una delle Regioni con più difficoltà nel reperimento di professionisti sul mercato, tanto da rivolgersi al “mercato” estero.