Coronavirus e montagne russe in Puglia. Tra un numero di positivi e di decessi giornalieri che, nella regione, continua a destare preoccupazione e un dato circa l’indice di contagio Rt in discesa e, comunque, sotto la soglia critica di 1, resta complesso addentrarsi nell’intricata questione della gestione pugliese della pandemia da Covid-19 e tracciare una linea di coerenza di quanto accaduto, sul territorio, negli ultimi mesi. E, procedendo così a ritroso nel flusso di notizie e dichiarazioni da parte degli amministratori locali, si ha quasi la sensazione che, piuttosto che intervenire nel solo percorso della prevenzione dell’annunciata seconda ondata di contagi, si siano alternati passi in direzioni talvolta opposte.
E, se durante la prima fase dell’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia, la Puglia ha guardato alla pandemia come un nemico insidioso ma in parte ancora lontano, a partire dall’ormai famosa data del 4 maggio scorso, con la prima riapertura parziale, si è preparata davvero – e, se sì, come – all’arrivo della seconda ondata?
Nonostante una prima emergenza da “contagi di rientro” vissuta nel periodo più buio della fase1, quando la regione era stata presa d’assalto dall’onda anomala e scomposta dei fuorisede tornati nelle loro città d’origine, con l’avvio ufficiale della fase2 e la piena esplosione della primavera, in Puglia si è puntato ben presto sulla ripresa degli entusiasmi economici, a partire dal settore turistico: “Prenotate le vacanze in Puglia” è stato lo slogan rivolto a tutti gli italiani durante quei giorni, nel tentativo di incoraggiare la piena ripresa delle attività nel settore della ricezione. Nonostante i dubbi, le incertezze gestionali, le richieste di adeguamento di hotel, strutture e stabilimenti balneari. Nonostante le surreali proposte, a livello nazionale, di lettini impacchettati nei plexiglass e l’ironia del web di un bagno al mare per cui occorreva prenotarsi con un numerino.
“Emiliano pronto ad accogliere i lombardi”, titolavamo alla fine di maggio, quando il governatore della Regione Puglia aveva fatto appello ai turisti del Nord affinché non spegnessero la propria passione per le vacanze quaggiù: “Milano è la nostra seconda città”, aveva dichiarato in segno di totale apertura, per poi rivolgere gli interventi del governo regionale nella direzione del sostegno ad un’altra fetta importante del settore imprenditoriale di natura più “stagionale”: quella delle discoteche, delle sale da ballo, dei ricevimenti e delle feste in genere. E lo scorso giugno sembra essere stato il mese dedicato al tema, con un lungo e nodoso dibattito aperto già dai primi giorni e un’ordinanza che arriva, ufficialmente, il 13 giugno: dalla Regione Puglia giunge l’ok ufficiale all’apertura delle discoteche estive e alla ripresa delle feste di matrimonio, grazie al supporto di un clima particolarmente adatto alle celebrazioni all’esterno. È, poi, la volta dell’annuncio di un’edizione 2020 del BiFest in pieno agosto (dal 22 al 30) con proiezioni all’aperto e una valanga di critiche da parte dell’opposizione, che si è scagliata contro il governatore accusandolo di strumentalizzare queste occasioni nell’ambito della sua campagna elettorale. Ma, forte anche di un basso indice di contagi e di una carica virale del Covid-19 indebolita dalla stagione estiva, la Puglia ha proseguito, ancora, nella direzione delle riaperture: è il 20 luglio quando dal governo regionale giunge l’appello ai sindaci: “Fate ripartire sagre e fiere, fondamentali per l’economia”. E, ancora una volta, rumore e battibecchi tra maggioranza ed opposizione, in un vortice incontrollato di dichiarazioni, botta e risposta.
In questo intricato percorso, il giro di boa si inizia a ravvisare, tuttavia, prima di quanto ci si aspetti: è solo il 24 luglio quando Michele Emiliano convoca la task force regionale sulla gestione dell’emergenza sanitaria, a cui lancia un messaggio chiaro di attenzione. Allerta che nasce da un primo, timido, rialzo della curva dei contagi, che però sembra essere già in grado di intimorire sui possibili scenari futuri. Movida e spiagge libere diventano, così, bersaglio di una rinnovata e più stringente attività di controllo da parte delle prefetture e, con l’avvio del mese di agosto, complice un’incertezza manifestata anche dal governo centrale, si fa ancora più fitto il caos della gestione del Covid19 sul territorio. Nel mese più caldo dell’anno, in Puglia, si alternano all’ordine del giorno le ordinanze dei sindaci di ciascuna località turistica, nel tentativo di limitare un contagio sempre crescente e così, tra obbligo di mascherine dalle ore 18 e divieto di assembramento anche all’aperto nei borghi antichi, il 27 agosto arriva un nuovo annuncio da parte del presidente della Regione: “In Puglia è iniziata la seconda ondata – tuona Emiliano e avverte – Tra 15 giorni registreremo molti casi in più”.
Conseguenza di un turismo che, per la fortuna di tutto il comparto locale, non si è fatto attendere in tutto il territorio, ma anche e soprattutto, a detta dello stesso governo regionale, dei nuovi focolai dovuti al rientro in Puglia di coloro che avevano scelto di trascorrere le proprie vacanze estive all’estero: in Spagna, soprattutto e a Malta; destinazioni da cui erano scaturite nuove ondate di contagi da Coronavirus. Ma, di fronte a questa nuova minaccia, Michele Emiliano ha descritto, già la prima settimana di settembre, una Puglia “pronta a fronteggiare la pandemia”, assicurando, anche un mese dopo, la buona gestione dell’emergenza sanitaria all’interno degli ospedali delle regione, nonostante il nuovo record di 196 contagi in un solo giorno registrato il 7 di ottobre. L’aumento della curva, in una condizione di normale gestione della sanità locale, permetteva comunque, secondo l’amministrazione regionale, di poter continuare a celebrare matrimoni e altre feste “non superflue”, nodo su cui a lungo il governatore si è scontrato contro il governo centrale, prima di un nuovo cambio di rotta: “Non siamo più in grado di tracciare i contatti dei nuovi positivi”, ha dichiarato lo stesso presidente Emiliano il 16 di ottobre, a poco meno di un mese dalle elezioni regionali, per poi volgere la sua attenzione alla scuola e dare il via a quella che è stata una delle questioni più calde e intricate di questa seconda ondata di pandemia in Puglia, in un susseguirsi di ordinanze, proteste, dichiarazioni, ricorsi e, addirittura, pronunce del Tar.
È il 22 ottobre quando il governatore annuncia l’ordinanza di stop alle lezioni in presenza per gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori. È, poi, il 28, quando con una “decisione sofferta” emana l’ormai famosa ordinanza di chiusura di tutte le strutture scolastiche della regione, provocando la dura reazione dello stesso ministro dell’Istruzione, che chiede l’immediata revoca del provvedimento. Riaperte le scuole il successivo 6 novembre, l’amministrazione regionale prevede assenze giustificate per gli studenti le cui famiglie preferiscono la didattica a distanza, vincendo anche il ricorso al Tribunale amministrativo che conferma la validità della sua ultima ordinanza (n. 413) proprio sul punto della discrezionalità. Ma, intanto, l’attenzione è di nuovo sulla preoccupante ascesa del numero dei positivi nella regione, per cui il governatore esprime anche la più buia delle previsioni: “A fine novembre avremo 2.500 contagi al giorno, a causa di questa ondata straordinaria”, ha dichiarato, sul punto, alcune settimane fa. Previsioni che, fortunatamente, si sono dimostrate esasperate, ma che manifestano coerenza con la linea dell’allerta propria dell’azione del governo regionale in questi giorni. Così, in una situazione di contagi che si aggrava ora dopo ora, il governatore ha chiesto al governo di attivare la “zona rossa” per le province di Foggia e della Bat, a rischio sul fronte dell’assistenza ai malati a causa del peso che grava sulle strutture sanitarie. Un peso che si fa sentire, forte, però, in tutto il resto della regione e che si cerca di snellire anche grazie alla realizzazione di strutture di rinforzo come i nuovi ospedali da campo già messi in cantiere.
E siamo infine ad oggi, quando, sulla linea del tempo dei provvedimenti messi in campo dall’amministrazione regionale per la prevenzione e il contrasto della seconda ondata della pandemia, si legge, ancora una volta, il rimando alle presunte scelte sbagliate operate a livello nazionale: “Migliaia e migliaia di contagi sono conseguenza della campagna elettorale”, ha dichiarato nelle scorse ore Michele Emiliano, puntando il dito sulla decisione di fissare le consultazioni in una momento “sbagliato” per la regione e per l’Italia intera. Un botta e risposta continuo e la sensazione di una montagna russa sulla quale, piuttosto che la sola prevenzione del virus, si è giocata la corsa al suo inseguimento.