A lanciare un nuovo allarme è la Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi di Italia (Foce): “Denunciamo la gravissima situazione che si sta determinando negli ospedali a danno dei pazienti cardiologici. Dalla Lombardia alla Sicilia vengono ridotti i posti letto cardiologici per fare posto ai pazienti Covid, addirittura vengono chiuse intere unità di terapia intensiva cardiologica e convertite in terapie intensive Covid. Il rischio concreto è di avere nelle prossime settimane più morti per infarto che per Covid”.
Gli specialisti temono che non venga garantita la tempestività degli interventi. “La vera differenza tra la vita e la morte”, spiegano il vicepresidente della Federazione Ciro Indolfi e il segretario Francesco Romeo. Ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento di un infarto miocardico grave aumentano la mortalità del 3% e un intervento successivo ai 90 minuti dall’esordio dei sintomi può addirittura quadruplicare la mortalità. “Non possiamo permettere – rileva Indolfi – il depotenziamento delle cardiologie ed è necessario riorganizzare negli ospedali percorsi ad hoc per i pazienti cardiopatici acuti che dal territorio si ricoverano in urgenza”.
Il presidente Foce Francesco Cognetti aggiunge: “Assistiamo con grande preoccupazione alla sottrazione di chance di cura, che rischia di vanificare vent’anni di progressi nella riduzione della mortalità per questi pazienti. Chiediamo al governo di stilare atti formali di indirizzo e coordinamento, per porre un argine a questa situazione. Uno dei punti irrinunciabili per la tutela delle persone con malattie oncologiche e cardiologiche, alla cui realizzazione è chiamato a lavorare il Tavolo Tecnico fra il Governo e Foce da poco istituito, riguarda proprio la garanzia della piena operatività di tutte le strutture di oncologia medica, cardiologia e ematologia, anche a livello ambulatoriale”.