È stato arrestato e si trova ora in regime di domiciliari il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini. L’uomo, 68 anni, esponente di Forza Italia, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso, nell’ambito di un’indagine che riguarda i suoi presunti rapporti con la cosca Grande Aracri della ‘ndrangheta. Con tale organizzazione, secondo l’accusa, i rapporti di Domenico Tallini avrebbero riguardato la costituzione di una società, con sede a Catanzaro, finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una fitta rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie. Di questi, 20 situati in Calabria, 2 in Puglia e una in Emilia Romagna.
Secondo quanto riferito dai Carabinieri, Tallini avrebbe fornito supporto alla cosca, specie nella fase di avvio del progetto ed il suo intervento sarebbe stato ricambiato anche con il sostegno della cosca alle elezioni regionali del novembre 2014. Il contributo di Tallini sarebbe stato decisivo per favorire e accelerare l’iter burocratico inziale per ottenere le necessarie autorizzazioni per la costituzione della società per la distribuzione di medicinali.
Nell’operazione che i Carabinieri dei Comandi provinciali di Catanzaro e di Crotone hanno denominato Farmabusiness, sono coinvolte complessivamente 19 persone, destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della Dda. Le accusate sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Il provvedimento trae origine da due attività investigative convergenti dirette e coordinate dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal Procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla e dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio.
“Le emergenze investigate – si legge in una nota stampa diramata dai Carabinieri – hanno riguardato l’operatività della cosca di ‘ndrangheta nell’area di origine e nel territorio catanzarese, con particolare riferimento alle iniziative imprenditoriali avviate in quest’ultima provincia mediante il reimpiego di capitali della cosca. In particolare, gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno permesso di definire i nuovi assetti della cosca Grande Aracri dopo le operazioni che ne hanno colpito i principali esponenti e lo stesso capo Nicolino Grande Aracri. Sono state inoltre documentate – prosegue la nota – la realizzazione e l’operativà da parte degli indagati, attraverso la preliminare intestazione fittizia di beni e utilità. È stato accertato anche il ruolo di professionisti ed imprenditori nella realizzazione del programma della cosca con riguardo al perseguimento dei vantaggi economici nei diversi settori imprenditoriali di interesse. Le indagini hanno consentito di ricostruire anche specifici episodi intimidatori, tanto riconnessi alla realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale della cosca, quanto con specifico scopo estorsivo, oltre che la disponibilità di numerose armi”.
(Foto: Ansa)