L’ unità operativa complessa di Medicina penitenziaria, in sinergia con il Dipartimento di Prevenzione della ASL, ha avviato una campagna di screening anti Covid nel carcere di Bari. Gli operatori stanno effettuando tamponi rapidi e/o test molecolari su tutti i detenuti presenti nell’istituto barese, compreso il personale sanitario e gli agenti di polizia penitenziaria.
Sono stati programmati 700 tamponi, di cui 200 già effettuati. L’attività di tamponamento è stata avviata in contemporanea anche all’istituto penitenziario di Altamura e sarà completato una volta terminato lo screening della casa circondariale di Bari. L’unità operativa di Medicina penitenziaria ha predisposto già nelle prossime settimane l’esecuzione dei tamponi nell’istituto penitenziario minorile e nel carcere di Turi. Lo screening sarà effettuato per ogni singola sezione detentiva e in maniera separata in quanto ogni sezione non ha contatti con le altre. La procedura risponde ad una esigenza di sicurezza per ottenere un eventuale riscontro istantaneo della presenza del virus e circoscriverne la diffusione.
“In considerazione della evoluzione della curva epidemiologica dei contagi da infezione da Sars – Cov 2 sia a livello nazionale che regionale si è deciso di rendere più efficace la prevenzione dell’importazione del virus nel carcere per evitare o ridurre al minimo il verificarsi di temibili focolai di epidemia – spiega il dottor Nicola Buonvino, direttore della Uoc di Medicina Penitenziaria – la popolazione detenuta rientra infatti tra le fasce a maggior rischio di contrarre l’infezione da COVID-19, dovuto all’ingresso di nuovi detenuti agli stessi operatori che a vario titolo esercitano la loro attività dentro l’istituto”.
L’Unità di Medicina Penitenziaria di Bari è stata la prima tre le strutture del Sud a recepire le direttive nazionali per mettere in atto un piano di protezione di una comunità fragile, come quella detenuta, attivando una organizzazione igienico sanitaria articolata e finalizzata a bloccare il contagio. All’interno del carcere di Bari è stata realizzata infatti una rete protettiva più complessa, in quanto la casa circondariale di Bari ospita un servizio di assistenza intensificata e accoglie una popolazione detenuta con problematiche sanitarie.
Il protocollo di sicurezza è stato poi esteso a tutti gli istituti penitenziari afferenti alla UOC di Medicina Penitenziaria – Altamura, Turi e carcere minorile – dove sono state attuate misure preventive che prevedono percorsi protetti e separati per i nuovi ingressi.
Parallelamente allo screening anti Covid è stata avviata e quasi conclusa la campagna di vaccinazione antinfluenzale per detenuti e operatori. L’attività di prevenzione della influenza è stata infine affiancata dal progetto “Popolazioni speciali HCV free” che prevede – mediante l’utilizzo di test salivari – la possibilità di fare diagnosi precoce dell’HCV per scongiurare il rischio di diffusione della epatite c in ambito penitenziario oltre a consentire di ricorrere a nuovi farmaci per la cura della patologia.