Tra banchi e computer, penne e tastiere, in Puglia è ancora caos scuola. Dopo le ultime, caldissime settimane, in cui tra governo nazionale e regionale è stato continuo il botta e risposta intorno al nodo dell’apertura degli istituti, in una scuola di Bari la gestione della didattica a distanza sembra, se possibile, ancora più complessa. Parliamo del 14^ Circolo didattico Re David e, in particolare del plesso “Gandhi”, sito nell’omonima via Re David. Una scuola elementare in cui, come nelle altre della regione, le attività sono riprese.
Cancelli aperti agli studenti, dunque, per una didattica in presenza a cui, su esortazione dello stesso presidente della Regione, si affianca l’ormai nota Ddi – Didattica digitale integrata, a disposizione di tutte le famiglie che preferiscono tenere a casa i propri figli per non esporli al rischio di un eventuale contagio all’interno delle classi. Doppia opportunità che però, secondo la segnalazione di un gruppo di genitori, sembra essersi evoluta in modo svantaggioso per gli alunni che, ormai da una settimana, seguono le lezioni da casa, tra cui anche alcuni studenti con bisogni speciali.
“Durante questa settimana i nostri figli sono stati assenti da scuola e noi genitori ci siamo fatti in quattro per recuperare i compiti e per seguirli – spiega il papà di uno dei bambini in regime di Ddi – ma a questa difficoltà iniziale si aggiunge quella che per noi è la vera e propria minaccia: la decisione da parte della dirigenza scolastica, di raggruppare i nostri figli in grandi inter-classi virtuali, divise per anno”. E, in effetti, stando alla delibera del Collegio dei docenti e firmata dal dirigente scolastico Sabatina Aresta lo scorso 10 novembre, la gestione della didattica a distanza comunicata dall’istituto alle famiglie sembra seguire la modalità segnalata dai genitori: a partire dal prossimo lunedì, le classi saranno divise tra studenti in aula e studenti a casa, ma questi ultimi, invece di seguire in video le lezioni svolte in classe e il programma dei propri insegnanti, saranno accorpati in maniera “orizzontale” agli altri studenti in Ddi dello stesso anno, per seguire le lezioni di altri docenti chiamati in supporto. “Ciò significa, per mio figlio che frequenta la quinta elementare – spiega, ancora, il papà – essere sradicato da un gruppo classe che conosce da 4 anni e privato della figura di riferimento del proprio corpo docente. Il tutto con la probabilità, tutt’altro che remota, che i bambini facenti parte di una stessa classe si ritrovino, ora, a studiare su testi diversi e in punti diversi del programma”.
Una disparità di trattamento che non va giù alle famiglie che hanno optato per la sicurezza delle lezioni da casa e che non vogliono rinunciare, al contempo, al diritto allo studio per i propri figli. “Noi genitori abbiamo inviato una lunga pec al direttore dell’istituto e all’ufficio scolastico regionale, in cui ci appelliamo ad una determina del ministro dell’Istruzione dello scorso giugno e al Piano nazionale per la Scuola Digitale – prosegue il papà – questi documenti tracciano le linee guida della Ddi sottolineando, come fondamentale, il concetto di inclusione. Noi, invece, stiamo ricevendo un trattamento contrario: esclusione e ghettizzazione dei nostri figli, in una sorta di mobbing scolastico, di ritorsione seguita alla nostra scelta”.
Per questa ragione, i genitori di questi alunni chiedono che l’istituto si attivi per la gestione della Didattica digitale integrata in maniera sincrona e in modalità mista – in presenza e a distanza – in modo da consentire a tutti gli studenti delle singole classi di fruire degli stessi contenuti didattici contemporaneamente e con l’ausilio degli stessi docenti. (foto repertorio)