Decine di telefonate, incertezza e timori. E’ la storia di un malato Covid di Bari, nel quartiere di San Pasquale-Carrassi, mentre in città si registra un’impennata di contagi con 2084 positivi e 2.324 in isolamento fiduciario (dati aggiornati all’8 novembre).
Si tratta di un uomo di poco più di 50 anni che ha raccontato alla redazione di Borderline24 una delle settimane più difficili della sua vita. Ha provato a resistere ai sintomi del virus: tosse, dolori al petto, perdita di sensibilità all’olfatto. Dopo una lunga sofferenza caratterizzata da notti insonni e inappetenza, ha provato a contattare il medico di famiglia per essere visitato a domicilio o per effettuare il tampone. Il medico ha declinato la richiesta del controllo sanitario a domicilio spiegando che sarebbe potuto intervenire solo al decorso dei 14 giorni dai primi sintomi del virus.
Da quel momento la situazione di salute si è aggravata, “il respiro era affannoso come in una bolla di plastica”, ci spiega. Così dopo decine di telefonate al 118, in alcuni casi senza risposta per ore, è stato soccorso da un’ambulanza e trasferito inizialmente in ospedale che non è destinato ad accogliere i contagi della pandemia poi al Policlinico.
Sono stati necessari due giorni di terapie, il tampone è risultato positivo ma non essendo a rischio grave è stato riportato a casa. Ora il suo benessere è affidato alle cure dei parenti, seppur a distanza. L’indagine epidemiologica è stata praticamente nulla, nessuno dei suoi contatti diretti è stato tracciato soprattutto i potenziali asintomatici. “Inevitabili i timori di amici e parenti che temono un focolaio fuori dal controllo dell’indagine epidemiologica della Asl Bari”, conclude.
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