Una trentina di vetture parcheggiate davanti a Palazzo di Città. È il presidio dai tassisti pugliesi, riunitisi questa mattina a Bari, in corso Vittorio Emanuele, per partecipare alla manifestazione organizzata su tutto il territorio nazionale. “Siamo qui oggi perché siamo allo stremo delle nostre forze economiche – ci racconta Alessandro, uno dei tassisti che ha preso parte al presidio – chiediamo che lo Stato ci aiuti a proteggere il nostro lavoro, con il congelamento delle tasse che per noi rappresentano spese fisse a cui, in questo momento di crisi, non riusciamo a far fronte”.
Secondo la testimonianza di Alessandro, l’attuale momento di pandemia è responsabile di un crollo di più del 90% del giro di affari di un normale tassista della regione, che si vede privato dei turisti – che, da sempre, rappresentano il cuore pulsante dell’attività – e dei professionisti, che oggi lavorano in gran parte in regime di smartworking. “A Bari, ci è rimasta solo l’utenza cittadina, che ringraziamo di cuore perché ci permette di portare a casa quel minimo di liquidità per far fronte alle spese familiari e scolastiche dei nostri figli – prosegue Alessandro – ma a volte ci troviamo di fronte a situazioni di crisi tale da non riuscire a sostenere il costo del carburante, che per noi è linfa vitale”.
A contribuire alla crisi del settore, anche prima dello scoppio dell’attuale emergenza sanitaria, le grandi catene internazionali che offrono il servizio in modalità privata e tramite app e che, da qualche anno, hanno stanno falciando un’importante fetta di mercato ai taxi tradizionali. Situazione a cui si aggiunge la piaga dell’abusivismo, come testimoniato dallo stesso Alessandro: “Il nostro lavoro è minato anche da tutti coloro che, privi di alcuna licenza o autorizzazione e anche in piena pandemia, proseguono nella loro attività illecita. È anche di fronte a queste minacce che chiediamo tutela: il taxi non può morire così”.