La Puglia ha a disposizione 104 letti Covid nelle rianimazioni ma può arrivare sino ad un massimo di 369 (304 la dotazione di partenza a settembre, ai quali si sono aggiunti altri 65 posti).
Tanti, infatti, sono complessivamente i posti letto nelle terapie intensive da Foggia a Lecce, quindi in base alla necessità la Regione può intervenire destinando una quota all’emergenza coronavirus. Sino alla saturazione di 369 posti. In realtà, come prevede il decreto ministeriale, la Puglia potrebbe attivare altre 211 unità, utilizzando i 100 milioni messi a disposizione dal governo Conte, arrivando così a ben 580 letti nelle rianimazioni. Sembra facile a dirsi, un po’ meno a farsi: il problema non è negli spazi o nella strumentazione, ma di personale. Aggiungere ulteriori 211 posti significa dover assumere altri medici anestesisti (almeno uno ogni cinque-sei letti), infermieri e tecnici, ma reperire rianimatori sul mercato è come cercare un ago in un pagliaio.
Da marzo ad oggi la Puglia ha assunto per far fronte all’emergenza sanitaria 1870 operatori, di questi i medici sono solamente poco più di 400. Numeri emblematici delle difficoltà. Di conseguenza, i 211 posti letto aggiuntivi che la Puglia è autorizzata ad attivare, di fatto, restano sulla carta. Almeno per ora.