“Un danno a livello economico, ma soprattutto a livello sociale”. E’ il grido di allarme lanciato da uno dei coordinatori della struttura Sport e Club di San Paolo, in seguito alla scelta del governo di procedere, tramite nuovo decreto, alla chiusura di piscine e palestre. Alla crisi già scaturita dal primo lockdown, da cui, stando a quanto denunciato dai gestori, “non c’è mai stata fine nemmeno durante i mesi di cosiddetta ripresa”, si vanno ad aggiungere diverse problematiche.
Dai debiti alla minore affluenza da parte degli utenti, fino ad arrivare a scenari che vedono sul lastrico diversi gestori e alla possibilità, infine, che i ragazzi, soprattutto quelli che vivono nei quartieri più a rischio, non avendo più spazi e luoghi per poter praticare sport, tornino per strada, “preda della criminalità e di maggiore rischio contagio causa assenza controlli”, ha specificato il coordinatore della palestra del San Paolo. Sono solo alcune delle questioni sollevate dai lavoratori del settore.
Un grido assordante a cui fanno eco quelle di tanti altri, scesi in piazza anche a Bari lo scorso mercoledì, assieme a commercianti e lavoratori del settore dello spettacolo, proprio per protestare contro le scelte del governo e rimarcare la necessità di un passo indietro per salvare i diversi settori sul lastrico già da marzo scorso.
“Quella del governo è una scelta errata per linea di principio. Lo sport è salute, non c’è altra forma di prevenzione, soprattutto per i soggetti che soffrono di patologie e di sport ne hanno assoluta necessità – ha commentato Lorenc Feleqi, tecnico della Netium di Giovinazzo – la prima volta abbiamo accettato in maniera passiva ed educata, adesso non possiamo più, soprattutto perché abbiamo investito molto per rendere ulteriormente sicuri gli spazi di piscina e palestra. I controlli dei Nas hanno confermato quanto dico, sono andati via facendoci i complimenti. Chiudendo gli spazi controllati come i nostri si lascia l’opportunità ai ragazzi di andare all’esterno, dove manca ogni forma di controllo – ha concluso il tecnico, il quale ha specificato che per mettere a norma gli spazi sono stati spesi oltre 20mila euro.
Spese che, secondo lo stesso, vanno ad aggravare un bilancio negativo dei mesi di maggio, giugno e luglio da considerare, di “bassa stagione”, con dunque un calo degli incassi di circa il 40%. Anche Francesco Zonno, istruttore e gestore della Revolution Gym di Palese, vive gli stessi disagi. La perdita, per la piccola palestra situata nel V Municipio, è stata, racconta Zonno, di circa 50mila euro.
“Ho accumulato molti debiti per la scorsa chiusura, non posso permettermene altri. Ai debiti vanno aggiunti i mancati guadagni, più le spese necessarie per l’ordinaria amministrazione, oltre a quelle aggiuntive per adeguarci alle normative Covid – ha specificato l’istruttore – abbiamo riaperto nonostante siano tornati in palestra solo la metà degli associati. Nonostante i controlli effettuati la scorsa settimana abbiano certificato che il 90% delle palestre era in linea con gli obblighi e i regolamenti Covid ci hanno chiuso lo stesso”, ha concluso Zonno.
Zonno ha sottolineato che, stando ai dati, non sono stati riscontrati focolai in palestre e piscine, pertanto resta immotivata, a suo parere, la scelta di chiudere dei luoghi non solo sicuri e controllati costantemente, ma anche necessari per la salute fisica e psichica dei cittadini “provati dal momento difficile, sacrificando inoltre persone, famiglie e imprese, oltre che una categoria già normalmente penalizzata”.
“Con questo protocollo non hanno fatto altro che vanificare tutti i piccoli passi fatti di ritorno alla normalità per i nostri ragazzi che vedono nello sport un luogo sicuro, di crescita e soprattutto di socializzazione” – ha specificato Francesca Alloggio, allenatrice della Netium Giovinazzo.
Parole condivise anche dai coordinatori di Sport e Club San Paolo. Ad aggravare la situazione, secondo molti lavoratori del settore, vi è ora anche la decisione del governatore Michele Emiliano di chiudere le scuole, fattore che da adesso in poi “esporrà i giovani ad incontri meno monitorati rispetto a quelli scolastici o dei centri sportivi”.
“Il danno non è solo nostro, va a riflettersi su tutti, soprattutto sui quartieri, sul nostro nello specifico, poiché vuoto e privo di opportunità per bambini e ragazzi. Cosa faranno adesso? – hanno commentato da Sport e Club San Paolo, associazione molto attenta anche alle questioni sociali – con tutti gli sforzi fatti per metterci in regola, siamo stati presi in giro, prima con un ultimatum, poi con i controlli e dopo con la chiusura, nonostante ci fossero bus pieni e altre problematiche esterne a palestre e piscine. Adesso i ragazzi si incontreranno fuori, da noi erano maggiormente controllati. Ci sentiamo amareggiati. Qui inoltre lavorano quasi 80 persone, non sappiamo se riusciremo ad uscirne fuori” – hanno concluso.
“Vogliamo che ci ripensino, per la salute di tutti, oltre che per i problemi che indubbiamente andranno ad aggravare una situazione già precaria per i lavoratori del settore – ha commentato ancora Zonno – chiediamo che ci blocchino i mutui e tutti i finanziamenti dell’associazione sportiva e delle famiglie che ci lavorano, almeno mille euro a lavoratore e un indennizzo importante a fondo perduto per le spese che abbiamo subito e per i quattro mesi di mancato guadagno. Senza soluzioni immediate, non sappiamo come andare avanti” – ha concluso l’istruttore.