«Le mani della criminalità organizzata sul settore agroalimentare. Un’ operazione di grande importanza, dalla portata immensa. Un lavoro che si proietta in varie direzioni, non solo nazionali, ma internazionali. Una vera e propria organizzazione mafiosa, criminalità organizzata diretta in quei paesi nei quali è minore la resistenza e più debole la legge come Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca. Estorsioni, frode, violenze, sequestro di persona e reati di vario titolo. La mafia foggiana non è circoscritta ed è molto più potente di quello che si pensi. Una mafia vera, insita sul territorio nazionale, che penetra nel tessuto sano della società condizionandone economia. Basta indifferenza, è l’indifferenza che ha portato questi criminali a trovarsi una collocazione importante e precisa». VIDEO IN BASSO
Questo è emerso oggi durante la conferenza sull’operazione “Grande Carro” alla quale hanno partecipato il Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, il Procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi, il Comandante del Ros Generale Pasquale Angelosanto, il Comandante del reparto tutela Agroalimentare di Salerno ten. Giorgio Borrelli, il vice presidente di Eurojust Filippo Spiezia ed il vice direttore generale di Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode) Ernesto Bianchi. Un’operazione, che ha coinvolto le province di Avellino, Bari, Brescia, Brindisi, Chieti, Foggia, Forlì Cesena, Imperia, Lecce, Napoli, Rimini, Salerno e Teramo, condotta dai Carabinieri del Ros e del Comando per la Tutela Agroalimentare – che ha portato all’arresto di 48 soggetti indagati a vario titolo per associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi e esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle Ue) ed altri delitti.
I provvedimenti scaturiscono da un’indagine avviata dal Ros che – dopo la cattura del latitante Francesco Russo in Romania – si è concentrata sulle dinamiche criminali riconducibili alla «Batteria Sinesi-Francavilla», organizzazione mafiosa sviluppatasi alla fine degli anni ’80 nella Provincia di Foggia, la cui esistenza è stata giudiziariamente accertata da numerose sentenze passate in giudicato. Strutturata in «batterie», nel corso degli anni, il sodalizio ha subito un fenomeno di modernizzazione criminale che lo ha portato ad orientarsi verso un più evoluto modello di mafia degli affari. Le indagini hanno consentito di documentare l’esistenza di una articolazione della batteria attiva a Foggia, Orta Nova (Fg), Ascoli Satriano (Fg) e Cerignola (Fg), con interessi su Rimini e l’alta Irpinia, nonché in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca.
«La proiezione internazionale ha evidenziato come la criminalità organizzata sia andata ancora una volta a dirigersi e posizionarsi in quei Paesi nei quali è minore la resistenza e più debole la legge, quindi abbiamo Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, laddove sono state sviluppate indagini grazie alla collaborazione che questi Paesi hanno dato». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho nella conferenza stampa sui 48 arresti eseguiti oggi dai carabinieri del Ros (41 in carcere e 7 ai domiciliari) su disposizione della Dda di Bari, relativi a reati di mafia, estorsioni e frode sui fondi europei che ruota attorno alla batteria mafiosa dei Sinesi-Francavilla di Foggia.
«L’Europa – ha detto il procuratore – deve stare tranquilla e serena sul monitoraggio che viene sviluppato non solo dalle procure distrettuali ma anche delle forze di polizia, con arresti e sequestri all’ordine del giorno». «È un’operazione a 360 gradi – ha spiegato – che ha colpito struttura criminale anche nella sua componente militare ma anche in quella economico-imprenditoriale. Ciò che credo costituisca l’aspetto più significativo è che la Società foggiana non si muove solo per la consumazione di reati tradizionalmente mafiosi, ma ha assunto il modello tipico delle organizzazioni mafiose attraverso la gestione di affari e quindi attraverso una articolazione imprenditoriale con articolazione economico – finanziaria». «Ancora una volta funzionari pubblici, quindi soggetti corrotti, anziché sviluppare quei compiti di controllo e vigilanza per i quali avrebbero dovuto ricoprire l’ufficio dell’ispettorato, hanno invece essi stessi dato sostegno per la consumazione delle frodi comunitari», ha aggiunto. L’inchiesta ha accertato, infatti, il coinvolgimento di alcuni funzionari della Regione Puglia e dell’Ufficio provinciale Agricoltura di Foggia con «l’infiltrazione della società foggiana – ha spiegato Cafiero de Raho – nell’ambito delle erogazioni dei finanziamenti europei per l’agricoltura», accertando frodi per oltre 13,5 milioni di euro«.