Un viaggio di cinquemila chilometri dalle montagne russe degli Urali alla Puglia per il radiofarmaco a base di lutezio-177, considerato una delle terapie oncologiche più promettenti per la lotta contro il cancro. Il Policlinico di Bari ha confermato che l’intera catena di fornitura di Lutezio-177, prodotto dalla Rosatom, l’azienda statale russa leader mondiale nell’industria nucleare, è conforme agli standard internazionali di qualità e sicurezza GMP dell’Unione europea.
La notizia è stata data durante la conferenza stampa “Atom without borders. Cooperazione sostenibile per la cura del cancro”, che si è svolta questa mattina al Policlinico di Bari in collegamento con la Russia, dedicata proprio ai risultati dei test analitici di qualità condotti sul Lutezio-177 ed ai prossimi passi della cooperazione Italo-Russa nel campo della medicina nucleare.
“Siamo riusciti a fare della cose importanti con grande umiltà”, ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, nel corso del suo intervento, ricordando come questa collaborazione abbia avuto inizio proprio in occasione della sua visita nell’aprile 2019 a Mosca, a cui è seguita la firma del Protocollo d’Intesa con l’università di Sechenov e Rosatom a novembre 2019.
“Questi livelli di ricerca e cooperazione internazionale – ha sottolineato Emiliano – dimostrano l’elevata potenzialità e capacità della Regione Puglia nell’accogliere sfide importanti anche in momenti difficili come questo. Abbiamo validato con successo un percorso a cui però manca un ultimo e il più importante obiettivo per dare un senso compiuto al lavoro fatto fino ad ora: il paziente”.
“La pandemia COVID-19 quest’anno ha dimostrato al mondo l’importanza fondamentale della cooperazione internazionale in campo sanitario – ha commentato Alexander Shibanov, Direttore Generale della Rusatom Healthcare JSC (azienda della Società statale Rosatom) – Riteniamo che la stretta collaborazione attiva tra i paesi nel campo dello sviluppo di tecnologie per la medicina nucleare, in un prossimo futuro aiuterà a creare nuovi ed efficaci strumenti di lotta contro il cancro”.
I radiofarmaci a base di Lutezio-177 hanno già dimostrato ottimi risultati terapeutici in una serie di applicazioni, come nel trattamento del cancro alla prostata e dei tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici.
“Questa attività di cooperazione internazionale, che ci consente di sperimentare nel reparto di medicina nucleare l’utilizzo di uno dei radioisotopi terapeutici più promettenti, oggi assume un valore particolare. Come Policlinico non siamo solo impegnati ad assicurare l’assistenza nella seconda fase di emergenza covid, ma non dimentichiamo le attività di ricerca che possono risultare determinanti per poter condurre in modo efficace il progresso anche nella lotta al cancro”, ha sottolineato nel suo intervento il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore.
Il Policlinico di Bari ha fornito alla parte Russa il report che dimostra come il lutezio-177 è di elevata qualità e può essere impiegato sostanza per ulteriori produzioni radiofarmaceutiche, garantendo la sicurezza per i pazienti.
“Siamo stati molto interessati a questa attività, prima di tutto dal punto di vista scientifico, perché ci ha dato un innovativa opportunità di analizzare per la prima volta il Lutezio-177 e testare l’intero processo di preparazione di radiofarmaci preparati con l’obiettivo di sviluppare un’adeguata terapia personalizzata”, ha dichiarato il Professor Giuseppe Rubini, Direttore del Dipartimento di Medicina Nucleare del Policlinico di Bari.
La collaborazione internazionale tra Rosatom e la Regione Puglia dimostra un nuovo approccio alla cooperazione nel campo della ricerca e dello sviluppo di soluzioni nel campo della medicina nucleare e dello scambio di conoscenze.
“Mai ci saremmo sognati qualche anno fa di lavorare su un radiofarmaco prodotto a 5.000 chilometri di distanza – ha evidenziato il direttore dell’ARess Puglia Giovanni Gorgoni. “Questo è stato possibile perché c’è una visione di sistema, una partnership internazionale strategica, la presenza di strutture cliniche di alto profilo scientifico. Manca l’ultimo miglio per arrivare alla sperimentazione sul paziente. Le sperimentazioni cliniche in Italia passano da comitati etici. Il 16 luglio scorso la giunta regionale, su proposta dell’Aress, ha istituito il Comitato etico unico oncologico regionale, che potrà darci una grossa mano nel proseguo di questa attività con questo radio isotopo e altri radiofarmaci”.