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Truffe assicurative e sfruttamento della prostituzione a Bari, 7 arresti. Indagati 5 avvocati – VIDEO

Pubblicato da: redazione | Lun, 19 Ottobre 2020 - 07:15

Sono più di 15 i capi di accusa alla base dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, in collaborazione con la Polizia stradale e la Compagnia dei Carabinieri di Modugno, nei confronti di 13 soggetti. Tra questi, 2 le persone trasferite in carcere e 5 per cui è scattato l’arresto in regime di domiciliari. L’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura, si fonda, infatti, su un compendio gravemente indiziario a carico dei predetti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, peculato, simulazione di reato, calunnia, autocalunnia, falsa testimonianza, favoreggiamento personale, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, alterazione dello stato civile, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, riciclaggio e autoriciclaggio. Reati che sarebbero stati commessi, su tutto il territorio nazionale, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019 e per i quali sono indagate, complessivamente, 27 persone, tra cui 5 avvocati del Foro di Bari. Tra questi sarebbe da individuare il vertice dell’associazione per delinquere, un avvocato 50enne già indagato in passato per altri delitti contro il patrimonio.

Il procedimento penale è stato avviato a seguito di alcune segnalazioni pervenute alla Procura della Repubblica da diverse compagnie assicurative riguardanti presunte anomalie nella liquidazione di indennizzi conseguenti ad incidenti stradali, riconducibili al medesimo gruppo di persone, le cui vertenze legali sono state patrocinate dal medesimo avvocato del Foro di Bari. Sono partire da qui le indagini, svolte tramite l’ausilio di intercettazioni telefoniche, assunzioni testimoniali, servizi dinamici di osservazione e pedinamento, perquisizioni ed analisi della documentazione sequestrata, nonché di indagini finanziarie. In particolare, le intercettazioni telefoniche effettuate dalla Guardia di Finanza e i conseguenti riscontri documentali eseguiti dall’Arma dei Carabinieri, hanno svelato l’esistenza di un’organizzazione criminale ben strutturata – con puntuale suddivisione di ruoli e compiti – dedita prevalentemente alle frodi in danno di società assicuratrici, nonché alla commissione di numerosi di ulteriori reati. Il sistema truffaldino veniva attuato mediante la produzione di falsa documentazione sanitaria (certificati medici nonché prescrizioni di esami strumentali, di dispositivi ortesici e di prestazioni riabilitative attribuiti ad ignari medici privati ed ospedalieri), false testimonianze rese in occasione delle denunce dei simulati sinistri stradali, promozione dei corrispondenti giudizi civili con reclutamento e “addestramento” di testimoni compiacenti.

Addirittura tra i sinistri simulati sono emersi all’attenzione degli investigatori due incidenti che avrebbero determinato aborti in due donne appartenenti al gruppo criminale, in realtà intervenuti per altre cause. Per uno di essi la Procura – in virtù di un protocollo d’intesa sottoscritto con l’Associazione Nazionale fra le Imprese assicuratrici (ANIA) – è riuscita ad impedire, grazie all’attiva collaborazione dell’ufficio antifrode della compagnia assicurativa interessata, la liquidazione di un risarcimento danni di 100mila euro all’avvocato e alla sua cliente. Dalle attività di indagine, in più, è emerso che la compagine criminale era attiva anche nel favoreggiamento e nello sfruttamento della prostituzione, inducendo o agevolando donne di varia nazionalità a svolgere l’attività all’interno di immobili nella propria disponibilità ubicati in Modugno, Santeramo in Colle, Trani e Roma, adibiti a falsi centri massaggi (di cui 3 già sottoposti a sequestro) e fittiziamente concessi in locazione ad alcune Onlus. Nello specifico, l’organizzazione si occupava del reclutamento delle donne, dell’inserzione di annunci su siti internet, dell’ingaggio di centraliniste e telefoniste che prendevano appuntamenti con la clientela, della gestione dell’attività di meretricio e della riscossione dei proventi illeciti.

Inoltre, il promotore nonché organizzatore della compagine criminale, un uomo di 37 anni in qualità di pubblico ufficiale, perché designato quale amministratore di sostegno dal giudice tutelare, avendo la disponibilità del denaro giacente sui conti correnti bancari e postali intestati alle persone a lui affidate, in condizioni di minorata difesa e ospiti di strutture socio-sanitarie residenziali, se ne appropriava indebitamente per un ammontare complessivo di circa 68mila euro. In un caso, l’amministratore di sostegno continuava a percepire l’assegno previdenziale di una persona già defunta da oltre 2 anni.

Con l’ausilio del Compartimento della Polizia Stradale Puglia è stato, poi, possibile contestare anche le gravi ipotesi di reato di riciclaggio e auto-riciclaggio di autovetture. Difatti, sempre il principale indagato era solito trasferire, in due circostanze, autoveicoli oggetto di simulato furto da Bari a Sofia, curandone poi la re-immatricolazione in Bulgaria, con assegnazione di nuova targa e certificazione bulgara, così da impedirne l’identificazione della provenienza delittuosa. Tali automezzi, peraltro, venivano anche reimpiegati in Italia da una società di riabilitazione motoria di diritto bulgaro, con sede in Sofia, riconducibile al suddetto indagato.

Infine, lo stesso soggetto, pur consapevole di non essere il padre biologico di una bambina nata dalla relazione della propria moglie con un altro partecipe all’associazione per delinquere, aveva dichiarato falsamente all’Ufficiale dello Stato Civile di essere il padre della neonata in sede di formazione del corrispondente atto di nascita e, così facendo, aveva alterato lo stato di famiglia della minore rendendolo non conforme al reale rapporto di procreazione, con il consenso (ed il concorso morale) dei genitori naturali della piccola.

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