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Coronavirus in Puglia e attività commerciali in crisi: “Clima di paura e incertezza, altro lockdown da scongiurare”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 11 Ottobre 2020 - 08:00

“Se dovessero aumentare i contagi, chiuderemmo la saracinesca per sempre”, è il grido d’allarme lanciato da diversi gestori di attività baresi, lo scorso maggio, alla vigilia della ripartenza. Ad oggi sembra un problema tutt’altro che arginato: con l’aumentare dei contagi si prospetta sempre più il timore che l’ombra di un nuovo lockdown possa bloccare nuovamente il paese e di conseguenza il settore delle piccole imprese. A prova di questo, vi è il fatto che Bari, così come altre città pugliesi, stanno vivendo un periodo di crisi non indifferente, dettato dalla “chiusura per Covid”, ma non solo, di diverse attività.

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Dai casi Covid all’interno delle proprie attività, con conseguente necessità di dover igienizzare e attendere le tempistiche burocratiche per tamponi e riapertura, all’impossibilità di poter fronteggiare le spese, minore affluenza, aumento dei costi. Sono solo alcune delle problematiche riguardanti le piccole imprese e, di conseguenza, lavoratori e famiglie costretti a “tirare avanti” in balia dell’incertezza dettata dal momento storico. A darne atto, confermando quanto accade, le parole di Benny Campobasso, presidente regionale di Confesercenti, che ha sottolineato quanto sia pericoloso, in questo periodo, strumentalizzare la stessa incertezza nell’ambito del settore consumi, piegato dalla crisi.

“Il Covid è stata una mannaia che ha peggiorato una crisi già presente  – ha specificato Campobasso –   la ripresa non è stata veloce come si sperava. L’estate ha dato segnali di miglioramento, ma adesso c’è di nuovo timore per il futuro. I messaggi pieni di paura lanciati dai governatori però non aiutano, creano un clima di incertezza che non fa bene. Quello che mi spaventa è la strumentalizzazione dell’incertezza, la quale ha a mio parere effetti disastrosi sia sulla salute, sia sull’economia. Spesso si accusano le attività commerciali di essere responsabili della recrudescenza del virus, ma il povero venditore di colpe non ne ha, anzi, al momento vigono norme rigorose all’interno delle attività per il rispetto delle regole”.

Dati certi su cui soffermarsi in merito alla mortalità delle imprese, secondo lo stesso, non ce ne sono, poiché una constatazione reale delle conseguenze di questo momento di crisi sarà possibile solo a posteriori. Di fatto però, in Puglia, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è notevolmente calata la natività delle imprese. “Dato allarmante – sottolinea Campobasso – strettamente collegato alla pandemia”.

“La possibilità di un altro lockdown è una catastrofe da scongiurare  – ha concluso il presidente regionale di Confesercenti – dobbiamo ancora scontare i danni causati dallo smart working, dalla ridotta frequentazione delle strade e molto altro ancora. Ci sono effetti collaterali meno visibili innescati dal Covid, dinamiche che arrecano danno in maniera sicuramente meno evidente, ma importante. Vero è che tanto è stato fatto, servirebbe però un intervento radicale sul sistema fiscale, sarebbe un grande aiuto per le piccole imprese. Non possiamo prevedere con certezza cosa accadrà, né a cosa andiamo incontro con la recrudescenza del virus e tutto quello che comporta, la differenza però è che siamo più preparati rispetto a qualche mese fa. Tocca agire di conseguenza, nel migliore dei modi per tutti”.

Insomma, nel mare di incertezze dettato dal momento, l’unica certezza, è quella di dover trovare al più presto soluzioni, in sinergia, affinché venga garantito ai commercianti il diritto di continuare ad esistere, garantendo loro il supporto necessario, nonostante la crisi abbia radici ben più lontane da quelle innescate dall’emergenza sanitaria.

“Io ci ho provato a credere alla favola che ci raccontavamo tutti durante il lockdown, quella dell’andrà tutto bene – ha concluso Enrico, proprietario di una piccola attività commerciale e padre di famiglia- la verità però è che non va bene, non per tutti e anche quelli che riescono a restare aperti, anche se non lo raccontano, molto probabilmente, fanno fatica a mandare avanti il proprio lavoro. Le spese sono troppe, le preoccupazioni tante, la gente torna ad avere paura, nessuno può garantire con estrema certezza di non avere contatti con persone contagiate o asintomatiche. Non mi sento realmente supportato dal sistema, non solo adesso, da sempre, ora più che mai però. Mi sveglio ogni mattina con l’idea che tutto possa di nuovo finire da un momento all’altro, fine che, la prossima volta, se dovesse accadere, sarà una batosta ben più grossa della prima e mi costringerà a chiudere”.

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