La storia che ci racconta una lettrice rivela le difficoltà delle famiglie nei pronto soccorso del Policlinico di Bari e del Giovanni XXIII, a causa della divisione dei reparti e delle specializzazioni. “Ho un bambino affetto da grave disabilità ed un altro di 18 mesi – ci racconta la mamma, caregiver (si occupa a tempo pieno del figlio disabile) – Qualche giorno fa mi sono recata al pronto soccorso del Policlinico di Bari con mio figlio di 18 mesi che durante la notte aveva avuto un’emorragia dovuta ad un neo rubino. Nonostante il farmaco prescritto continuava per tutta la notte a riaprirsi e a sanguinare copiosamente. Ci siamo rivolti al pronto soccorso del Policlinico”.
Da qui cominciano i problemi. Il personale del Policlinico informa la famiglia che la procedura per i bambini prevede l’accesso dal pronto soccorso del pediatrico, quindi al Giovanni XXIII. “Faccio presente – continua la mamma – che il solo reparto di dermatologia pediatrica si trova al Policlinico, che non ho dormito per tamponare l’emorragia, che il bambino ha perso a mio avviso parecchio sangue e che oramai mi trovavo qui, senza contare che ho un altro bambino, affetto da grave disabilità, che alle 12.30 esce da scuola. Peraltro sono a piedi. Mi rispondono che questa è la procedura e non possono farci nulla, non hanno il pediatra. Eppure al Policlinico il reparto di pediatria c’è”.
“Mi reco al Giovanni XXIII, dove attendo dalle 11 alle 16, per sentirmi dire che la dermatologia pediatrica è al Policlinico, così come oculistica e otorino, e che non c’è possibilità di trasporto in ambulanza – continua la mamma – Come mai, dal momento che le attese sono tanto lunghe, ad ora di pranzo non è previsto il pasto per i piccoli pazienti in attesa? Almeno un vasetto di omogeneizzato, un po’ di pane, una frutta, nulla. Una cosa a mio avviso molto strana. Un’altra cosa per me strana e mai vista prima che ho osservato è che le guardie giurate al pronto soccorso superano di numero i pediatri. Così torno a casa, da mio figlio disabile che ho dovuto far prendere da qualcun altro, che gentilmente mi ha fatto un favore. Senza aver risolto nulla”.
“La situazione è a dir poco demoralizzante, inoltre per un genitore caregiver che si occupa h24 di persona non autosufficiente spesso senza aiuti esterni non potendo permetterseli, questa regione non adotta alcuna misura di supporto – conclude il racconto – Quantomeno sarebbe doveroso non far perdere tempo con i soliti rimbalzi tra un posto e l’altro. Mi piacerebbe sapere cosa ha da dire il nostro presidente Emiliano in merito”.