Bari, stazione centrale, ore 23. La città allenta i ritmi frenetici, le strade sono sgombre dalle auto e dal capolinea Amtab di piazza Aldo Moro partono le ultime corse notturne. Nel silenzio quasi irreale, con in sottofondo solo lo sgocciolio della fontana monumentale, uno dei luoghi simbolo del capoluogo pugliese assomiglia a un enorme salotto a cielo aperto per i senzatetto.
Nella piazza resta accesa solo l’insegna del bar h24 delle Ferrovie del Nord Barese. A pochi metri di distanza le saracinesche del nuovo fast food Kfc sono già serrate. Proseguendo verso via Sparano, la strada dello shopping barese, ci si imbatte in aiuole ricoperte da rifiuti, cartoni utilizzati come materassi, cattivi odori e panchine “personalizzate” su cui gli homeless trascorrono le nottate estive. “Ma un turista o residente potrebbe mai consigliare di venire a visitare una città che si presenta così?”, il commento di un lettore.
Ogni mese l’unità di strada comunale “Care for People” contribuisce a distribuire pasti caldi alle persone senza dimora presso le strutture di accoglienze e le case di comunità. Complessivamente sono stati devoluti 21.000 kit a giugno, mentre i numeri tendono ad aumentare in vista del periodo invernale. Numerose le iniziative intraprese anche dai volontari dell’associazione InConTra che a Bari assiste migliaia di famiglie in difficoltà già prima dell’emergenza coronavirus. Con il Carrello Solidale, i cittadini hanno potuto regalare una spesa alimentare direttamente alla cassa dei supermercati Dok e Famila. L’amministrazione Decaro ha istituito anche la misura “social bag” finanziata per circa 600mila euro con il PO I FEAD – Fondo europeo aiuto indigenti al fine di garantire beni di prima necessità o altri beni materiali a persone senza dimora o in condizioni di grave marginalità economica e sociale. Da maggio e per i sei mesi successivi, il progetto mira al sostentamento di 700 famiglie o soggetti a rischio sfratto e in grave difficoltà economica.