«La dittatura del tampone» fatto «per eccesso di prudenza», utilizzato in massa su persone asintomatiche, rischia di mandare «in tilt» il sistema producendo il «pericolo enorme» di una «sanità pubblica difensiva». È il monito di Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa, consulente della Regione Puglia per l’emergenza coronavirus e candidato alle elezioni regionali al fianco del governatore Pd Michele Emiliano.
Una riflessione che l’esperto mette oggi nero su bianco in un post su Facebook, avvertendo che – senza trovare un giusto equilibrio fra il bisogno di contenere i contagi da Covid-19 e l’incubo di un blocco del Paese – c’è in agguato «la vecchia e ben nota vittoria di Pirro». «Per la prima volta nella storia dell’uomo – osserva Lopalco – una pandemia vede nella conferma diagnostica con ricerca diretta della presenza del virus un cardine del controllo dell’infezione. Questo aspetto, non di poco conto, ha provocato effetti positivi (tanti). ma anche sollevato qualche problema di sanità pubblica. Non dimentichiamo – sottolinea l’epidemiologo – che il famoso tampone altro non è che un esame di conferma di sospetto diagnostico: credo sia Covid-19, o ho il sospetto che una persona sia entrata in contatto stretto di un caso, e quindi eseguo l’esame per confermare il sospetto». Ma «il ricorso al tampone per – lasciatemelo dire – eccesso di prudenza, in una vasta platea di popolazione asintomatica, produce criticità non secondarie». «In molte situazioni la richiesta di tampone per poter accedere a procedure assistenziali diventa un forte collo di bottiglia che rallenta non poco l’attività stessa – ragiona Lopalco – Una precauzione importante, ma se andasse a discapito della operatività assistenziale potrebbe rappresentare un danno. In questo momento critico della riapertura della scuola, poi, la richiesta di tampone per ogni bambino che dovesse avere febbre rischia davvero di mandare il sistema in tilt».