Fermamente convinto che le politiche liberali abbiano affossato la Costituzione repubblicana per favorire la logica della libera concorrenza, per il futuro della Puglia ha idee molto chiare basate su occupazione, sanità pubblica, bonifica dell’Ilva e tutela al settore agricolo. È Andrea D’Agosto, avvocato barese candidato alla presidenza della Regione Puglia con il partito Riconquistare l’Italia del Fronte Sovranista Italiano.
Quando e come matura in lei l’idea della candidatura? Nasce dalla convinzione che ci troviamo nel bel mezzo di una gravissima crisi sociale, oltre che economica. Una vera e propria crisi di riproduzione sociale, cioè della possibilità per una comunità di proiettarsi verso il futuro, biologicamente, culturalmente e nell’ambito dei rapporti sociali. Sono un avvocato e, nel mio lavoro, mi ritrovo a toccare con mano i segnali di questa crisi: quattro anni fa ho voluto, dunque, prenderne consapevolezza, rimettendomi a studiare, a partire dalle materie umanistiche come la filosofia, la sociologia, l’antropologia e, ovviamente, l’economia politica. Ho vissuto una vera e propria rivolta etica, dopo la quale sono passato all’azione politica, inizialmente in maniera indipendente, cominciando dalle mie relazioni interpersonali. Poi mi sono rispecchiato pienamente nella visione del Fronte Sovranista Italiano, a cui mi sono iscritto e con il quale ho deciso di scendere in campo per mettere la mia idea al servizio di una Puglia migliore.
Quali sono gli aspetti per cui si rispecchia maggiormente nel Fronte Sovranista Italiano? In primis, la convinzione dell’importanza di darsi un modello organizzativo in politica, in cui ogni mezzo sia commisurato al fine e alla visione generale. Il nostro partito è socialista, popolare e democratico: contesta il modello liberista e vi contrappone quello costituzionale, democratico popolare. Con questi presupposti, vogliamo dar vita ad un processo di militanza e di recluta di coloro che formeranno la nuova classe dirigente, secondo un’organizzazione capillare. Non crediamo al modello sociale e organizzativo fluido teorizzato da Bauman: in Italia, il Movimento 5 Stelle è la prova del fallimento di un partito in cui tutti gli elementi si muovono come schegge impazzite, secondo un modello privo di documenti, statuto, organizzazione.
Una discesa in campo e un processo di recluta che, in un periodo così complesso per l’interazione con l’altro, come quello a cui ci costringe l’attuale emergenza sanitaria, fa dei social network una delle casse di risonanza più importanti. È così? Assolutamente sì. Il Coronavirus ci ha reclusi per mesi e ci ha fatto riscoprire il valore della comunicazione virtuale, ma anche prima di questa emergenza la vera agorà, la piazza, si era spostata sui social network. Al netto di tutti i lati negativi che questa virtualità delle relazioni porta inevitabilmente con sé, la fortuna è che, tramite questi mezzi, la dialettica è continua.
Tutela del lavoro, sanità pubblica e gratuita per tutti, agricoltura e bonifica dell’Ilva: sono i punti chiave del suo programma. Ci racconta di più? Anche questi quattro punti sono nati dal dialogo, da cui è emerso, in prima battuta, il bisogno di dare centralità alle politiche volte alla piena occupazione. Il lavoro prima di tutto e, con esso, la protezione di tutte le categorie. Poi, questioni di grande attualità come quella ecologica, ambientale e occupazionale che interessa Taranto, in cui si verifica la condizione teorizzata da Jared Diamond in “Collasso”, di collegamento diretto tra inquinamento ambientale e distruzione sociale. Su questo punto abbiamo un’idea molto chiara: la fabbrica dell’ex Ilva deve essere chiusa e bonificata e, a questo intervento, deve seguire quello relativo al sostegno dei lavoratori, con il pre-pensionamento di coloro che hanno alle spalle molti anni di lavoro e il distacco degli altri all’interno della Pubblica Amministrazione. Poi ancora, la realizzazione, a Taranto, della più grande piattaforma interportuale d’Europa per le merci. Terzo tema nevralgico per la nostra regione è quello dell’agricoltura, a cui sono particolarmente legato in quanto, da avvocato, ho seguito molte aziende pugliesi del settore e ho toccato con mano la loro difficoltà dovuta alla competizione folle dovuta al libero mercato. La Puglia è la regione d’Italia che conta il maggior numero di aziende agricole, che rappresentano la spina dorsale della nostra economia ma dove, purtroppo, i lavoratori non sono protetti. Nel mio programma, invece, la tutela di questa categoria è portata al primo posto, con misure di sostegno concreto: al fallimento di una misura liberista come il reddito di cittadinanza, noi rispondiamo con la proposta di un “reddito ambientale” per chi lavora sul territorio, in questo campo.
Quanto alla sanità? La nostra idea è quella di invertire la tendenza alla privatizzazione della sanità pugliese – e italiana in genere – ispirandoci all’articolo 32 della Costituzione del nostro paese, sulla tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo. Proprio per questa tutela e a garanzia del lavoro nel settore sanitario, vogliamo bloccare la deriva delle ultime tre amministrazioni, tutte espressione di un unico modello liberista e, ad esso, contrapporre un’idea di sanità pubblica e gratuita per tutti. In questi anni, Michele Emiliano è andato avanti secondo un percorso coerente, con i suoi mezzi a disposizione, per raggiungere i suoi fini liberisti. Ciò che è da cambiare, però, è l’intero paradigma di riferimento, occorre rivoluzionare una visione che mette la stessa politica al servizio di tale modello economico.
FSI-Riconquistare l’Italia ha pubblicato, nelle scorse settimane, un dettagliato documento dal titolo “Emergenza coronavirus e crisi economica: come uscirne”, nel quale propone una serie di linee guida politiche per affrontare l’emergenza Covid-19. Ecco, come se ne esce, anche in Puglia? Applicando il principio di massima precauzione, soprattutto verso le categorie più deboli come anziani e malati e quelle maggiormente esposte, come medici e operatori sanitari in genere. Il tutto, però, in maniera razionale: gli scorsi mesi ci hanno aiutato a capire come comportarci per proteggerci, ma non dobbiamo permettere che emergenze come queste blocchino la vita del paese. Un errore importante che è stato commesso è quello di gestire la fase di picco di contagi all’interno degli ospedali, che ben presto sono stati il principale luogo di diffusione. Una tale emergenza in Puglia, poteva essere gestita con l’ausilio dei tantissimi capannoni presenti nelle zone industriali delle nostre città, da adibire a ricovero per i malati e luogo di lavoro per i soli sanitari impegnati nella gestione del Coronavirus. Così non è stato, in Puglia come nel resto del paese e, ad oggi, ciò che è emerso con chiarezza è che il vero grande malato è la nostra sanità pubblica.
(Foto: pagina Facebook del candidato)