Cultura in prima linea per il futuro di una Puglia la cui crescita economica parta dai suoi stessi patrimoni: l’idea del professor Pierfranco Bruni, candidato alla presidenza della Regione con il Movimento Sociale-Fiamma Tricolore.
Cosa l’ha spinta ad intraprendere questa avventura, a scendere in campo come candidato alla presidenza della Regione Puglia? È da tempo che riflettevo sull’impegno della destra nella politica e, in particolare, di un mio impegno concreto. Ho alle spalle tanti anni di esperienze culturali, seppur nell’ambito della cultura di destra, ma credo fortemente che i rappresentanti di questo settore debbano, ad un certo punto, entrare in politica per esprimere nel concreto l’esperienza maturata. Sono stato assessore e vice-presidente della Giunta della Provincia di Taranto ma non mi ero mai misurato con un percorso così più ambizioso. Ho fondato tutta la vita sulla cultura e credo che sia giunto davvero il momento di servire la politica per il suo tramite.
Parola chiave cultura, dunque, per quanto riguarda le ragioni della sua discesa in campo: che peso ha, però, quest’ultima all’interno del suo programma elettorale? È il pilastro su cui tutto si regge. Non si tratta mai di un’idea di cultura fine a sé stessa, ma legata ad un discorso economico, a modelli attuabili nel concreto. È importante, ad esempio, investire in questo settore per la valorizzazione di un comparto turistico che punti non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità, in cui la Puglia sia una destinazione di accoglienza, di lunga permanenza, con il supporto di nuove infrastrutture. In questo senso, alla luce di quanto accaduto anche a Taranto, dove l’apertura del Museo Archeologico ha contribuito al processo di richiamo di un nuovo tipo di turismo, ritengo che si debba lavorare per far sì che i turisti trovino in Puglia la piazza della cultura. Da qui la nostra idea di candidare la regione come identità culturale del mediterraneo, per valorizzare e rafforzare il suo ruolo centrale in questo bacino e fondamentale punto di snodo tra l’Oriente e l’Occidente.
In un video con cui Adriana Poli Bortone ha annunciato la sua candidatura, la si sente parlare di “territorio come l’economia dei beni culturali”: cosa intende? A mio parere, la nostra regione potrebbe e dovrebbe vivere di tre elementi fondamentali: la tutela dell’ambiente e del paesaggio, quella dell’agricoltura – intesa nel giusto senso di un settore economico trainante e con il giusto supporto industriale – e la valorizzazione dei beni culturali. Sono questi gli ambiti in cui occorre investire, per non lasciare che rappresentino solo esempi di un’economia sempre più sommersa.
Su quali altri punti programmatici si basa la sua candidatura? La sanità è, certamente, un altro tema nevralgico per la nostra regione. Veniamo fuori da un lungo periodo politico in cui alcuni governatori hanno chiuso e accorpato gli ospedali, creando un vuoto sanitario e un netto peggioramento della stessa qualità della vita e gli altri non hanno certamente fatto in modo di aprirli. Mi riferisco indistintamente a Raffaele Fitto, a Niki Vendola e a Michele Emiliano. Penso ad ospedali che erano funzionanti e che sono stati accorpati per risanamento della spesa pubblica. Questo ha rappresentato un’altra importante causa per cui la Puglia non è riuscita a ben sostenere l’attuale crisi sanitaria nei suoi periodi di maggiore picco.
Parliamo di Taranto, citta a cui lei è particolarmente legato: se dovesse immaginarla tra cinque anni, sotto la sua presidenza della Regione, come sarebbe? La vedrei come una città finalmente libera dalle questioni ecologiche e ambientali che da troppo tempo la attanagliano. Il tutto, senza chiudere l’Ilva, ma creando una compartecipazione tra l’azienda e il personale dell’ex Italsider. Ancora, immagino Taranto con una sua università autonoma e come una città in cui proliferino gli investimenti sui suoi beni culturali.
Come immagina, invece, la Puglia? Come capitale della cultura del Mediterraneo. Una regione in cui siano sfruttate le risorse e le sue stesse vocazioni. La immagino con una Fiera del Levante al cui interno ci sia un salone delle culture e delle identità permanente. Un punto di riferimento e di incontro, dove ad essere valorizzati siano, prima di tutto, i Patrimoni Unesco e tutte le attrattive della nostra regione.
Qual è il target elettorale a cui si rivolge con maggiore speranza? È molto eterogeneo ma strizza l’occhio, in particolar modo, ai giovani, che credo possano essere coloro che più di tutti hanno gli strumenti per pensare, esprimersi, votare, in piena libertà. Abbiamo alle spalle esperienze di centrodestra ed esperienze di centrosinistra ma, tutt’oggi, ci troviamo in condizioni politiche, sociali ed economiche che possono essere definite precarie. Di fronte a tale contesto, unito ad una situazione in cui l’attuale coalizione di centrodestra è oggi solo di centro, la mia alternativa è una destra sociale, che punti sugli investimenti economici. Con questa visione e la speranza che si possa superare il rischio di un alto astensionismo, il mio invito ad esprimere il proprio voto convinto è rivolto a tutti coloro che vogliono tracciare una netta linea di demarcazione tra ciò che è stato e ciò che potrà essere.
(Foto: pagina Facebook del candidato)