Quattro braccia robotiche operano con estrema precisione attraverso mini incisioni nell’addome del paziente. Il chirurgo le controlla da una console posizionata in un’altra sala e muove gli strumenti per via laparoscopica, guardando il campo operatorio attraverso un’ottica endoscopica che consente la visione tridimensionale. Il paziente sottoposto a questo intervento mini invasivo può dopo pochi giorni tornare a casa e alle sue attività.
Al Policlinico di Bari è stato installato un secondo robot “DaVinci”, (qui il video) riconosciuto come la migliore apparecchiatura per la chirurgica robotica, con l’obiettivo di raddoppiare la possibilità di eseguire interventi in robotica assistita, estendendo l’applicazione non solo all’urologia ma anche alla ginecologia, alla chirurgia generale e toracica. Nel 2018 sono stati 255 gli interventi di chirurgia robotica eseguiti al Policlinico dalle due unità operative di urologia e nel 2019 sono saliti a 360. Quest’anno, nonostante ci sia stato il blocco delle attività chirurgiche non urgenti nei mesi del lockdown causato dal Covid19, le due unità operative hanno continuato a operare i pazienti oncologici eseguendo già 200 interventi con l’impiego del robot.
“La chirurgia robotica – spiega il prof. Michele Battaglia, direttore dell’unità operativa di urologia e trapianto di rene – rappresenta, da ormai quattro anni, la routine nel Policlinico di Bari. Tutte le patologie urologiche, sia neoplastiche che malformative possono avvalersi della chirurgia robotica assistita, per soggetti di tutte le età, garantendo un’estrema precisione nell’esecuzione della procedura grazie all’endowrist, che consente agli strumenti la libertà di movimento su 7 assi, molto simile al polso umano”. I pazienti affetti da carcinoma prostatico, renale o vescicale muscolo-infiltrante, se indicato dalle caratteristiche della malattia, vengono ormai avviati al Policlinico di Bari alla chirurgia robot assistita, così come i pazienti affetti da patologie malformative dell’alto tratto urinario, sclerosi del collo vescicale o prolasso degli organi pelvici. I vantaggi per i pazienti sono rappresentati da incisioni più piccole, minori perdite ematiche e tasso di trasfusioni inferiori, minore dolore postoperatorio, minore utilizzo di analgesia farmacologica, e precoce ripresa delle attività funzionali e della motilità intestinale. “L’urologia di Bari – evidenzia il prof. Pasquale Ditonno, direttore dell’unità operativa di urologia II – è l’unico centro in Italia in cui si esegue la prostatectomia robotica con accesso transperineale (anche in anestesia spinale), una nuova tecnica mini invasiva che permette la preservazione delle strutture che garantiscono la continenza, senza accedere attraverso l’addome del paziente”.
“Al Policlinico di Bari investiamo sull’alta specialità – conclude il direttore generale Giovanni Migliore – il nuovo robot consentirà a molti più pazienti, non solo con patologie urologiche, di accedere a questi interventi e permetterà a tanti giovani medici di formarsi su una tecnica che costituisce il futuro della chirurgia”.
Il miglioramento dei risultati, la diversificazione e l’innovazione dell’attività assistenziale non sono, infatti, gli unici punti di forza della chirurgia robotica al Policlinico di Bari. L’azienda ospedaliera è una struttura universitaria e fa della formazione medico-chirurgica uno dei suoi capisaldi. La presenza della seconda consolle per il chirurgo in training è fondamentale per garantire la formazione di operatori in grado di sfruttare a pieno le potenzialità del robot.