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Coronavirus e scuola in Puglia. L’allarme di insegnanti e genitori: “Non esclusa la didattica a distanza”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 6 Settembre 2020 - 08:15

“La scuola riaprirà il 24 settembre, questo è certo, serve capire come. Siamo in alto mare, brancoliamo nel buio. Non ci sono comunicazioni concrete su come funzionerà”. E’ l’allarme lanciato da alcune insegnanti, alcune di esse anche mamme, preoccupate per il futuro dei propri figli e dei propri alunni. A due settimane dalla riapertura delle scuole, sia che si tratti di elementari, sia che si tratti di medie o superiori, mancano certezze concrete su come funzioneranno gli istituti in vista delle norme previste per contenere il contagio da Covid-19.

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Ingressi scaglionati, misurazione della temperatura, utilizzo della mascherina, gestione e igienizzazione degli spazi, mezzi di trasporto, assenza di circolari che chiariscano come esattamente ci si dovrà comportare in aula e nei corridoi, sono solo alcuni dei dubbi sollevati da mamme e insegnanti che nello specifico, denunciano una carenza di informazioni a monte, poiché consapevoli che fatto che, i dirigenti scolastici, stiano facendo il possibile per permettere a ragazzi e bambini di tornare tra i banchi di scuola.

“Noi  abbiamo ripreso il 20 agosto con i corsi di recupero, siamo i primi in Italia. Ogni scuola si è regolata in maniera autonoma. La verità però è che c’è chi non ha la più pallida idea di come si riprenderà – – ha commentato Anna, docente matematica in una scuola superiore –  Noi, a differenza degli altri, non essendo sede elettorale riprendiamo il 14 settembre. Giochiamo d’anticipo per capire come funzionerà. L’indicazione generale è quella di rispettare il metro bocca a bocca seguendo le direttive ministeriali. Abbiamo previsto inoltre, nelle due sedi, quattro ingressi differenziati in una, tre nell’altra. Restano però alti i dubbi, sia sul rilevamento della temperatura, sia su come funzioneranno i mezzi di trasporto. A prescindere dal fatto che la nostra scuola è pronta, potremo capire realmente come comportarci solo iniziando il percorso. La scuola in presenza è necessaria, in questi mesi non si è fatto nulla per poter risolvere realmente tutte le problematiche e garantire il diritto allo studio in aula agli studenti”.

Dello stesso avviso è Caterina, docente di italiano. “Il tempo per trovare soluzioni c’è stato, ma concretamente si è fatto poco. Non possiamo permetterci di tornare alla didattica a distanza, gli studenti ne hanno sofferto molto, ne ha sofferto anche l’istruzione in generale. Le scuole possono cavarsela con le norme anti contagio, ma la vera problematica resta capire come funzionerà tutto il resto. Gli studenti riusciranno a raggiungere le sedi o viaggeranno come sardine? I mezzi di trasporto funzioneranno? Come ci si comporterà nel momento in cui qualcuno dovesse risultare positivo? E in caso di febbre, al genitore lavoratore sarà offerto supporto? – ha commentato la docente.

A detta dei docenti il rischio che si possa partire, per poi dover tornare alla didattica a distanza, sia per un aumento dei casi, sia perché si scoprirà, lungo il percorso, di non essere realmente pronti, è altissimo. Un rischio che, secondo gli stessi, poteva essere evitato se fossero state ricercate sin da subito soluzioni comuni attuabili sul territorio nazionale che coinvolgessero tutto il comparto del settore, compreso quello degli spostamenti. Ad essere preoccupati sono anche gli stessi studenti, alcuni infatti hanno dichiarato di aver ricevuto notizie contrastanti in merito, con possibilità, addirittura, di cambi del bus ogni 15 minuti, condizione che graverà moltissimo sul percorso casa-scuola, ma anche sulla condizione stessa del viaggio.

“Attualmente certezze non ce ne sono, non ci hanno comunicato concretamente come si farà. Sappiamo che ci forniranno mascherine chirurgiche e che queste dovranno essere indossate in casi di dinamicità. Si vocifera inoltre che si potranno dare voti bassi in condotta qualora gli studenti non indosseranno le mascherine. Di fatto però non c’è nessuna circolare che stabilisca come dobbiamo interagire. E’ paradossale, in questa situazione, non avere indicazioni precise e trasparenti, evidentemente per alcuni è presto, ma così non è. Non si può improvvisare” – ha commentato Antonia, madre e docente di filosofia e psicologia, specializzata sull’autismo. La stessa ha specificato, facendo eco alle preoccupazioni delle altre, che un ritorno alla didattica a distanza sarebbe errato.

“L’interazione umana  è necessaria, avremmo dovuto essere già consapevoli di come comportarci per garantire agli studenti un ambiente sicuro in cui poter apprendere, invece dobbiamo andare avanti per tentativi ed errori, ma si parla di grosse responsabilità trattandosi di ragazzi e bambini. Mi preoccupa anche la questione diversamente abili, sono sacrificati. Come faranno? Si  vocifera di lezioni a domicilio qualora questi ultimi abbiano patologie che possano rendere pericolosa la loro permanenza a scuola. Non ho avuto risposte nemmeno come madre su protocolli da rispettare per i miei figli che inizieranno quest’anno la scuola media. La temperatura la dobbiamo controllare a casa. Se dovessero esserci casi di febbre, come fa un genitore che lavora? I diritti saranno garantiti? Questo periodo doveva servire per migliorare e risolvere a monte diverse problematiche. Invece mancano pochi giorni all’inizio e siamo letteralmente in alto mare” – ha concluso l’insegnante.

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