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Coronavirus e movida in Puglia, Lopalco: “Discoteche più controllabili, chiusura ultima spiaggia”

Pubblicato da: redazione | Mer, 12 Agosto 2020 - 15:00

«La discoteca è più controllabile della movida libera per il rispetto delle regole utili a limitare i contagi da coronavirus. Ma, ovviamente, c’è bisogno di qualche controllo in più e della giusta informazione ai giovani, che passa anche attraverso le famiglie. La chiusura di queste strutture deve essere l’ultima spiaggia». Lo sostiene Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa e consulente della Regione Puglia per l’emergenza Covid-19.
«Questo è il ragionamento che abbiamo fatto in Puglia per l’apertura delle discoteche all’aperto – spiega all’Adnkronos Salute l’esperto – i ragazzi che ballano all’interno di una discoteca lo fanno in condizioni più controllate rispetto a quelle che seguirebbero altrove, nella cosiddetta ‘movidà. Per questo considero inopportuno chiudere le discoteche: i ragazzi troverebbero da soli le alternative, in feste sulle spiagge, in città. Aggregandosi liberamente. Con più rischi». È ovvio che «dobbiamo scoraggiare assembramenti eccessivi e scarso rispetto delle regole. E se nella realtà dovessero verificarsi situazioni ad alto rischio, questa prospettiva andrebbe sicuramente rivista». Ma per l’esperto si tratta di un tema da affrontare globalmente. «Discoteca e movida vanno considerate insieme. Chiudere le discoteche e lasciare alla libera iniziativa l’aggregazione dei giovani sarebbe ipocrita. Si sposterebbe solo altrove il problema». Serve sicuramente il controllo sul rispetto delle regole «ma soprattutto informazione, anche nei luoghi dove i ragazzi si riuniscono. E nelle famiglie, che restano il punto di forza dell’educazione dei ragazzi. I nostri giovani sono in grado di intendere e di volere, ma vanno informati. Ciò a cui stiamo assistendo oggi è frutto di una comunicazione sbagliata. È passato il messaggio che il virus fosse scomparso e che i ragazzi fossero immuni. Ma se facciamo loro capire che il virus è ancora un problema reale – e che lo è anche per loro – le cose cambierebbero», conclude Lopalco.

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