Sarà l’unica protagonista delle primarie del centrosinistra dello scorso gennaio che non potrà partecipare alle elezioni Regionali di settembre: “Il mio partito, il Pd a livello locale, mi ha epurato”, dichiara all’ANSA l’ex europarlamentare foggiana, Elena Gentile, che lo scorso gennaio ha sfidato Michele Emiliano, Fabiano Amati e Leo Palmisano alle primarie. “Tutti saranno ricandidati – dice – persino Palmisano sarà presente nelle liste del Pd nonostante non sia mai stato iscritto al partito, tranne io perché così hanno deciso nel Pd foggiano. La mia esperienza, da consigliera regionale, assessora e poi europarlamentare, gettata nell’immondizia”.
Emiliano ha provato a convincerla ad accettare un posto nella sua lista civica, ma lei non ci sta: “La mia storia – spiega – non mi permette di fare una scelta del genere. Ringrazi il presidente per l’attenzione dimostrata, ma io faccio parte degli organismi nazionali del Partito democratico. Non posso cambiare casacca, i miei elettori non lo comprenderebbero. La mia candidatura nel Pd era la cosa più ovvia che potesse accadere, avendo partecipato alle primarie ed essendoci un patto siglato che prevedeva che tutti i candidati, anche sconfitti, dovessero partecipare alla competizione”. Su quanto accaduto sulla doppia preferenza di genere in Consiglio regionale e la mancata approvazione per il venir meno del numero legale, chiosa: “Una sceneggiata a soggetto, una bruttissima pagina. Non si abbandona l’Aula, i 2mila emendamenti sono solamente una scusa – sostiene – il governo Vendola nel 2006 fece approvare una mia proposta di legge nonostante i 6mila emendamenti dell’opposizione. E’ una tattica politica, deprecabile, ma una tattica che esiste da sempre. Noi restammo 2 notti e 3 giorni in Consiglio e approvammo la proposta perché eravamo una maggioranza coesa. Ora Emiliano e Loizzo convochino di nuovo il Consiglio e si approvi solo un articolo, quello sulla parità di genere, come ha proposto Raffaele Fitto”.