«La criminalità giovanile si conferma una criticità di rilevante attualità, riscontrabile in tutte le macro-aree pugliesi, dove si assiste alla cooptazione anche di minori per incrementare gli organici dei clan e ad un salto di qualità nelle modalità d’impiego delle giovani leve». È quanto si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre 2019 in Puglia.
«In particolare – spiegano gli investigatori della Dia – è confermata l’iniziazione, anche in età minorile, di quei soggetti il cui legame con la criminalità organizzata nasce direttamente nei contesti familiari». La relazione evidenzia anche, con riferimento a tutto il territorio pugliese, le «perduranti criticità connesse al fatto che i boss, durante i periodi di detenzione, riescano a comunicare con l’esterno, continuando ad essere informati su ciò che accade nel proprio territorio, ma soprattutto ad imporre le proprie strategie negli equilibri tra i clan e nella politica economica criminale. Permane – si legge ancora – l’uso delle classiche ‘sfogliè e dei ‘pizzinì, veicolati per il tramite di detenuti cui vengono concessi permessi-premio o programmi alternativi. Ma è notevolmente incrementato l’uso dei telefoni cellulari, illecitamente introdotti nelle carceri durante le visite dei familiari».