Sono 1.246 i pugliesi che hanno contratto il coronavirus sul luogo di lavoro, quasi un terzo del totale, e dieci di questi sono morti. Dai dati sulle denunce di infortunio sul lavoro da Covid19 pervenute all’Inail in Puglia emerge che nel 73% dei casi si tratta di medici e operatori sanitari. Il 41% è costituito da over 50.
Lo rende noto la Cgil Puglia il cui segretario generale, Pino Gesmundo, in una nota spiega che «hanno pesato le iniziali carenze di dispositivi di protezione individuale, di una formazione e un sistema di tracciamento inadeguati che abbiamo denunciato sin dall’inizio della pandemia, che hanno esposto al contagio lavoratori che, nelle condizioni spesso precarie della nostra sanità, hanno sempre garantito un servizio fondamentale durante l’emergenza con i risultati sul territorio che tutti conosciamo». «Il dato relativo ai rimanenti luoghi di lavoro, se parametrato ai 4.500 casi ad oggi confermati nella regione – continua Gesmundo -, fa emergere come i protocolli sanitari promossi da sindacati, istituzioni e parti datoriali, insieme al sistema di prevenzione della Regione, siano stati efficaci nel limitare e contenere i focolai all’interno delle aziende». «Adesso siamo impegnati in una campagna di formazione e informazione con il patronato Inca Cgil – conclude Gesmundo – affinché i lavoratori sappiano che è loro diritto denunciare il contagio da Covid19 come infortunio sul lavoro, accedendo agli indennizzi economici per i periodi di non lavoro e alla valutazione degli eventuali postumi provocati dal virus».