Si sta svolgendo in piazza Libertà la manifestazione “Diritti in piazza”, un pride statico pensato a sostegno dei diritti lgbtqi+ ma nel rispetto delle misure di sicurezza anti-Coronavirus: no alla classica sfilata dunque, ma fermi in piazza per manifestare, senza rinunciare alla musica e al colore. Sull’asfalto sono stati sistemati dei segni per cercare di mantenere la distanza tra i partecipanti non congiunti. Ma a partecipare c’erano decine di persone. Numerosi gli avvisi da parte degli organizzatori nei confronti dei manifestanti, per fare cercare di mantenere la distanza. Alla fine i partecipanti si sono seduti sull’asfalto, ognuno nella propria postazione.
“Scendiamo in piazza con la volontà di far sentire la nostra voce ma in totale sicurezza – dichiara Matteo Nigri, co-portavoce del Bari Pride -. Possiamo e vogliamo scendere in piazza nonostante quello che è accaduto, ma non vogliamo che ricapiti, e non vogliamo che la nostra urgenza di manifestare per i nostri diritti venga strumentalizzata”.
Attraverso la pubblicazione del proprio manifesto politico, il coordinamento Bari Pride ha reso note le proprie rivendicazioni: in prima battuta, l’approvazione del disegno di legge nazionale contro la misoginia e l’omo-lesbo-bi-transfobia – che sarà discusso alla Camera il prossimo 27 luglio. Tante altre sono le istanze, suddivise per piani territoriali: urgente sul piano regionale la stabilizzazione del servizio del Policlinico di Bari per le persone trans, centro di eccellenza che tuttavia periodicamente subisce il duro colpo dell’assenza di fondi; nato nel 2003 come progetto infatti, il DIG – day hospital per l’identità di genere, non è mai stato ricompreso nell’organico dei servizi sanitari offerti dal Policlinico, con enormi problemi per le soggettività trans.
Sul piano nazionale invece si rivendica il matrimonio egualitario, il diritto alla genitorialità per le coppie omosessuali nonché il riconoscimento delle famiglie arcobaleno (già esistenti in gran numero, ma sprovviste di tutele giuridiche rispetto al genitore non biologico), parità sul piano retributivo fra uomini e donne, educazione sessuale nelle scuole e minori difficoltà burocratiche nel riconoscimento delle identità trans.
Per la città di Bari inoltre si chiede un rifugio che accolga le vittime di violenza omotransfobica, e l’iscrizione anagrafica presso il Comune di Bari di migranti e nativi senza fissa dimora. ‘Un piccolo accorgimento burocratico – dicono gli organizzatori – che consentirebbe a tante persone l’accesso a servizi essenziali, come le cure mediche, e a diversi altri strumenti di welfare.’