Puglia terza in Italia per numero di Enti pubblici commissariati per presunte infiltrazioni mafiose: è quanto scrive la Direzione investigativa antimafia nella relazione inviata al Parlamento.
«La Calabria – si legge – conta il più alto numero di enti in gestione commissariale nel 2019, 25 di cui 13 in provincia di Reggio Calabria, 3 in provincia di Catanzaro, 1 in provincia di Cosenza, 5 in provincia di Crotone e 3 in provincia di Vibo Valentia». Dopo la Calabria, troviamo la Sicilia con 12, Puglia con 8, la Campania con 5, uno in Basilicata e uno in Valle d’Aosta.
«L’eterogeneità dei settori della pubblica amministrazione contaminati, in una regione come la Puglia, in cui, tra il 2018 ed il 2020, sono stati sciolti per mafia ben otto consigli comunali, danno la misura del livello d’infiltrazione da parte della criminalità organizzata». È quanto si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre 2019. «La mafia degli affari, riscontrabile tanto nelle organizzazioni mafiose del foggiano, quanto nei clan egemoni del barese e della Sacra corona unita – spiegano gli investigatori della Dia – appare più che mai proiettata al raggiungimento di obiettivi criminali a medio-lungo termine, puntando a consolidare le proprie posizioni nei settori nevralgici dell’economia regionale, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e rappresentanti infedeli della pubblica amministrazione».
La relazione evidenzia i settori più a rischio infiltrazioni: «Il comparto agro-alimentare e quello della mitilicoltura risultano fortemente vulnerabili, sia ai fini del riciclaggio, sia con riferimento alle frodi e alla sofisticazione alimentare, oltre che per l’accaparramento di erogazioni pubbliche». Anche «il comparto del ciclo dei rifiuti, per i notevoli interessi economici che gli ruotano intorno, continua ad attrarre l’attenzione dei sodalizi mafiosi pugliesi. Le strategie comunemente adottate dalle consorterie per infiltrare il settore dei rifiuti, mirano all’acquisizione di posizioni di controllo delle aziende, anche intestandone la proprietà o le cariche societarie a teste di legno. In alternativa, attraverso condotte corruttive o estorsive, le organizzazioni tendono ad infiltrarsi nelle amministrazioni locali, per ottenere commesse pubbliche legate al ciclo dei rifiuti».