“Il parroco della nostra comunità ha organizzato un incontro di preghiera contro le insidie che minacciano la famiglia, tra cui, prima fra tutte, cita la legge contro l’omotransfobia. Noi da questa iniziativa prendiamo, fermamente, le distanze”. L’attacco, durissimo, giunge da Antonietta D’Oria, sindaco del Comune di Lizzano, nel tarantino, a seguito della rapida diffusione tramite social network della notizia della giornata di preghiera invocata da uno dei parroci del paese, che stigmatizzerebbe la legge a tutela i diritti della comunità LGBT.
Il primo cittadino precisa che il ruolo delle istituzioni non è quello di decidere ciò per cui si deve pregare, ma che, anche secondo una visione estremamente laica della locale amministrazione, la chiesa è considerata madre: “Nessuna madre pregherebbe mai contro i propri figli, qualunque sia il loro legittimo orientamento sessuale – scrive sulla sua pagina ufficiale Facebook il sindaco, che prosegue – A nostro modestissimo parere e con la più grande umiltà, ci pare che altre siano le minacce che incombono sulla famiglia per le quali, sì, sarebbe necessario chiedere l’intervento della Divina Misericordia”.
Il riferimento di Antonietta D’Oria è ai tanti casi di femminicidio, agli episodi di violenza domestica, agli abusi di ogni genere e al fenomeno delle spose bambine. E ancora, il sindaco si chiede se non sia meglio celebrare una messa in suffragio delle anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo. “la Chiesa è la madre di tutti, soprattutto di quelli che vengono discriminati, come purtroppo è accaduto e ancora accade, per la comunità LGBT – prosegue il primo cittadino, che conclude – Tanti altri sono i motivi per cui raccogliere una comunità in preghiera. Certo non contro chi non ha peccato alcuno se non quello di avere il coraggio di amare. E chi ama non commette mai peccato, perché l’amore, di qualunque colore sia, innalza sempre l’animo umano ed è una minaccia solo per chi questa cosa non la comprende”.