Meno restrizioni per il settore alberghiero, di ristorazione e di catering. A chiederle è il Movimento impresa. “Il mantenimento di rigidità nelle prescrizioni e i conseguenti controlli unicamente nella ristorazione – ha affermato il direttivo di Movimento Impresa – sono inaccettabili. L’ambiguità della Regione rispetto a questo e la sua titubanza nell’accettare il nostro protocollo sanitario che finalmente allenterebbe quelle prescrizioni ormai senza senso, sta creando molto nervosismo tra gli imprenditori del settore”.
“La “Fase 3” infatti, nonostante il calo dei contagi, non ha portato nuove linee guida, meno drastiche – continua la nota – Tutto il settore è ancora attento a mantenere le norme in vigore dalla riapertura. Allo stesso tempo non si sono ridotti i controlli da parte delle forze dell’ordine, che giustamente sono impegnate a verificare il rispetto delle regole imposte dai decreti regionali. Non può che far piacere sapere di essere tutelati i controlli sono per il bene comune. Tuttavia dobbiamo metterci nei panni dei nostri clienti, i quali subiscono un inevitabile terrorismo psicologico. Perché se già escono e frequentano locali con difficoltà, vedere più controlli di varie forze dell’ordine, li porta maggiormente e logicamente a essere maggiormente diffidenti nei confronti delle attività che ricevono il controllo”.
Il Movimento Impresa, associazione no profit composta da professionisti del settore horeca, formatasi durante il lockdown, persiste dunque nella richiesta di maggiore organizzazione per quanto riguarda i controlli, oltre ad una campagna promozionale, che invogli turisti e residenti a tornare a rifrequentare ristoranti, bar, pub e in generale tutte le attività del settore.
“Servirebbe certamente un adeguamento delle norme di sicurezza rispetto alla nuova fase che stiamo vivendo, ma anche una comunicazione che avvicini maggiormente i clienti. L’attuale assenza di campagne di promozione e marketing territoriale vanifica le speranze di una ripresa immediata in tutta la regione e rende incerto il futuro del nostro lavoro”, conclude la nota.