“Ho visto una coppia di turisti francesi, avrei voluto abbracciarli poi ho pensato alle normative anti Covid”. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, nel corso della conferenza stampa di presentazione sulla riapertura della mostra nella Sala Murat, ha parlato del brusco calo di visitatori stranieri che interesserà anche il capoluogo pugliese dopo il lungo periodo di lockdown.
Sarà un’estate con meno afflussi dall’estero, proprio nel periodo che avrebbe potuto consacrare la Puglia come meta turistica di riferimento anche oltre i confini nazionali: dai croceristi che transitano dal porto ai collegamenti arei con l’hub di Bari ed eventi musicali rinvianti o che si svolgeranno in modo contingentato durante la fase 3.
Quale sarà l’impatto del Covid-19 sull’economia delle città metropolitane? Lo studio realizzato da Cerved per Anci prova a calcolarlo. Dalle ipotesi formulate dall’istituto, più colpite saranno le aree in cui si concentrano le grandi industrie, le città più turistiche, quelle in cui la ripresa è determinata da attività in cui è difficile rispettare le norme di distanziamento: la città metropolitana con la più alta quota di fatturato in questi ambiti è Torino (44,7%), seguita da Firenze (37,6%) e Venezia (35,7%).
Fra le 12 maggiori città italiane l’impatto economico più drammatico nel 2020 dovrebbe concentrarsi su Torino (caduta del reddito del 14,4%, a causa del settore auto), Venezia (meno 13,8% per il turismo) e Genova (meno 12,5% per il commercio internazionale). Meno pesante invece la contrazione a Catania (meno 9,4%), Bari (meno 10,6%) o Reggio Calabria (meno 11%). Milano, in questo, è allineata al capoluogo calabrese. Ecco lo studio
I dati fanno riferimento a bar, ristoranti, centri commerciali o musei. L’affluenza a metà aprile era crollata di quasi il 90%. I numeri sulla frequentazione di uffici, fabbriche o cantieri sono molto simili.