La scuola al tempo del lockdown? Per oltre la metà degli studenti pugliesi è deludente. A rivelarlo è un’inchiesta sulle condizioni di studio promossa da Flc Cgil e Unione degli Studenti tramite un campione di 2.500 intervistati.
Tra digital divide, problemi di accesso alla rete e condizioni di disagio sociale. Non è una bocciatura per la didattica a distanza ma oltre due studenti su tre non vedono l’ora di tornare alle lezioni in presenza.
“Nessuna pretesa di scientificità – spiega Claudio Menga, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza di Puglia – ma il numero importante del campione ci ha permesso di trarre sicuramente orientamenti interessanti. Mancano 70 giorni all’inizio del nuovo anno scolastico e ad oggi, a parte pronunciamenti, nessun impegno che può farci dire come avverrà la ripresa”. Perché se c’è un dato che emerge chiaro dall’inchiesta, è la volontà della stragrande maggioranza degli studenti di tornare quanto prima alla didattica frontale. E che l’esperienza della didattica a distanza e il giudizio che ne hanno tratto gli studenti è condizionato dal divario digitale, dal tipo di istituto frequentato, da condizioni materiali e di contesto sociale dei ragazzi.
I DATI DELL’INCHIESTA. Quasi il 60 per cento degli studenti ha utilizzato per seguire le lezioni lo smartphone, uno studente su tre condivide il dispositivo utilizzato con gli altri membri della famiglia, e quasi la metà del campione condivide l’ambiente di casa dove fa attività sempre o a volte con altri membri della famiglia. Tutti fattori che hanno appesantito la didattica. La maggioranza degli studenti (61%) ha lamentato difficoltà a causa della connessione. Dati, sia quelli legati alla dotazione strumentale, all’abitazione e all’accesso alla rete che riscontrano valori più alti per gli studenti degli istituti professionali. Il 56 per cento dei ragazzi e delle ragazze che hanno compilato il questionario lamenta come eccessivo il numero di ore trascorse davanti lo schermo e quasi la metà senza la concessione di una pausa tra una lezione e l’altra. Il giudizio finale sull’attività è negativo per il 59 per cento, che ritiene da didattica a distanza meno efficace di quella in presenza e il 58,9 ritiene che, anche per il futuro, si debba ricorrere alla Dad sono in caso di necessità. Per il 73,5 per cento la teledidattica non può sostituire la didattica in presenza.
INVESTIRE SULL’ISTRUZIONE PUBBLICA. Il report, curato per l’Uds Puglia da Davide Lavermicocca e Stefano Mariano e per la FLC Cgil da Claudio Menga e Vito Fumai, sottolinea nelle conclusioni la necessità, quando sarà terminata l’emergenza, comunque di fare i conti con quanto emerso da questo periodo in cui la scuola si è misurata con una organizzazione non tradizionale. “Divario digitale, accesso alla rete, capacità di utilizzo degli strumenti, sono aspetti che dovrà affrontare la scuola in questa nuova fase costituente, con un’istruzione pubblica finalmente asse portante e non vista come voce di bilancio da tagliare”.
“Dobbiamo imparare dalle contraddizioni che questa pandemia ha fatto emergere – l’invito di Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia -. Dalle disuguaglianze che ha fatto emergere e che in verità denunciavamo da tempo. Così come si è affermato il valore della parola pubblico, per la sanità così come per l’istruzione. Ci aspettiamo allora ingenti investimenti su questi settori, a partire nel caso della scuola dall’edilizia scolastica, in competenze legate all’uso delle nuove tecnologie, su dotazione strumentale, ovviamente sul personale docente, non ultimo sulla sicurezza. Tutti elementi che possono permettere un rientro all’attività didattica frontale, per superare le classi pollaio che erano un problema anche prima. Temi che reclamano scelte politiche precise e che non possono tardare”.