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“Esami di abilitazione inammissibili in modalità virtuale”, la protesta degli psicologi pugliesi

Pubblicato da: Serena Manieri | Mar, 2 Giugno 2020 - 09:00

Anche in Puglia i neolaureati nelle facoltà di Psicologia, Farmacia e Biologia protestano per la mancanza di tutele da parte del governo nazionale in relazione al proprio inserimento nel mondo del lavoro. Il nodo della vicenda risiede negli ostacoli che l’attuale emergenza sanitaria pone rispetto al normale percorso di abilitazione utile all’iscrizione nell’albo professionale di riferimento.

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Tappe che prevedono il superamento di un esame di Stato che si svolge due volte all’anno – nei mesi di giugno e di novembre – e che, per la molteplicità di prove da superare, comporta inevitabilmente una trafila lunga alcuni mesi, ulteriormente aggravata dallo stop generale conseguente all’emergenza Coronavirus.

“In questi mesi di emergenza sanitaria sono state prese diverse decisioni in merito allo svolgimento dei nostri esami di abilitazione, senza tuttavia considerare minimamente la nostra opinione”, denuncia Francesco D’Angelo, coordinatore della protesta in Puglia, che precisa che già lo scorso 25 marzo il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari aveva richiesto al ministero dell’Università e della Ricerca di legiferare in direzione di una semplificazione delle procedure di esame per l’anno in corso. “Lo scorso 8 aprile è stato pubblicato il cosiddetto Decreto Scuola – prosegue D’Angelo – quest’ultimo fa riferimento ad una disponibilità del Ministero di individuare modalità di svolgimento degli esami alternative, comprese modalità a distanza”.

Tuttavia, a livello governativo, le tappe della vicenda sembrano essersi susseguite senza giungere mai ad una risposta netta: a fine aprile è stato posticipato di un mese il termine della prima sessione di esame e, a seguire, la stessa prova è stata trasformata in un unico colloquio orale, da svolgersi a distanza e riferito a tutte le materia previste nell’esame di Stato canonico.

Inutili, secondo i protagonisti della protesta, i tentativi di essere coinvolti nel dibattito, nonché di ricevere maggiori informazioni a pochi mesi di distanza dalla prova. “Ci siamo dunque radunati sotto un’unica egida, chiedendo che il nostro esame di Stato venisse tramutato nel riconoscimento del tirocinio professionalizzante, così come era stato fatto per i medici tramite il DL Cura Italia nel mese di Marzo, essendo professioni sanitarie, ma il ministro Manfredi non si è ancora espresso in merito – spiega il coordinatore D’Angelo, che prosegue – Le università, nel mentre, pubblicano bandi nei quali viene specificato che nel caso le connessioni internet saltassero durante il colloquio d’esame, starà alle commissioni esaminatrici decidere per un’eventuale bocciatura”.

Un’ipotesi, questa, che comporterebbe anche la perdita della tassa di iscrizione all’esame e che spinge i neolaureati alla protesta più dura: “Non è possibile essere esaminati in una simile maniera. Siamo arrivati a un punto in cui non abbiamo paura a intraprendere ricorsi legali qualora queste dovessero rimanere le disposizioni finali, sia nei confronti delle singole Università che nei confronti dei commissari esaminatori”.

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