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Bari e la rabbia per i ritardi della cassa integrazione. La storia: “400 euro per due mesi: come si può vivere così?”

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Lun, 25 Maggio 2020 - 06:30

Da tre mesi senza percepire un euro. O se hanno ricevuto aiuti, sono sempre in misura ridotta e tassati. La promessa della cassa integrazione in Puglia in tempi rapidi è rimasta solo tale: una promessa. Migliaia le famiglie ancora in attesa o che si sono dovute accontentare di pochi soldi.

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Ospitiamo il racconto di una donna di Bari, una 32enne di nome Claudia. “Siamo disperati – scrive nella sua lettera –  abbiamo percepito delle somme ridicole. Oggi è una di quelle giornate in cui mi sento persa e sola in un Paese dove non solo non è mai regnata la meritocrazia, ma in cui chi è ricco continua ad esserlo e chi è povero diventa poverissimo. Non mi dilungherò troppo sulle esperienze fatte dopo la tanto sudata Laurea, partendo da una paga di 300 euro al mese – sappiamo bene che la “fuga di cervelli” è uno degli argomenti di moda nella nostra epoca. Non disquisirò su problemi legati alla mia generazione sfortunata – quella dei miseri contratti, dei giovani che si accontentano di tutto pur di lavorare avendo alle spalle anni di studio, master ecc. Ho imparato con gli anni un mestiere, me lo sono tenuta stretto e ho accettato condizioni, orari, richieste pensando ingenuamente che tutto questo in qualche modo mi avrebbe un giorno ripagata degli sforzi”.

“Oggi – continua la lettera –  ricevo finalmente comunicazione del pagamento della cig ( cassa integrazione) il prossimo 26 Maggio! Badate bene, sono in cassa integrazione come milioni di Italiani da Marzo.Dunque oltre il danno la beffa:dopo tre mesi finalmente riceverò la cig il cui importo è pressoché ridicolo e addirittura tassato. Oggi io mi rivolgo al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, mi rivolgo al Presidente della Regione Puglia, al Sindaco di Bari per chiedere Loro direttamente dove è finito il mio Stato? Dove è finita la mia Italia in cui ho deciso di rimanere per continuare a lavorare e maturare? Ma soprattutto qualcuno mi spieghi da quando l’importo della cassa integrazione è inferiore all’importo del reddito di cittadinanza (ovvero di persone che, certo non per loro volere, sono ferme a casa)?”

“Causa covid-19 – continua la lettera –  abbiamo dovuto acquistare a spese nostre mascherine, igienizzanti, guanti. Abbiamo dovuto continuare a pagare (laddove non era possibile interromperli)gli importi degli affitti, mutui, tasse ecc.. E adesso ci riaccingiamo a ripagarle, 730 incluso! Causa restrizioni, abbiamo dovuto fare la spesa nella bottega sotto casa (dove l’aumento di prezzi è stato esagerato e ingiustificato) attingendo dai risparmi o dagli ultimi fondi a disposizione. Io come tutti, non ho scelto di vivere in una pandemia, prima del covid 19 avevo un lavoro che svolgevo egregiamente, con impegno, amore e dedizione. Nessuno e sottolineo nessuno ci ha aiutati o meglio mi ha aiutata. È stato un “armiamoci e partite” nella guerra contro il Covid-19. Una guerra in cui abbiamo dovuto provvedere a noi stessi e vederci riconosciute delle somme minime e ridicole (nel mio caso soli 400 euro per marzo ed aprile). E mi domando come si possa vivere con questi pochi soldi? Questa pandemia nessuno l’avrebbe mai voluta, ci ha cambiati e ci ha fatto capire ancora una volta che in Italia si è profondamente soli”.

Una lettera che rispecchia l’amarezza di migliaia di pugliesi, ancora in attesa di quei soldi. E proprio ieri è intervenuto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, con una dichiarazione che ha davvero fatto discutere.  “Dobbiamo erogare subito i fondi agli italiani ed evitare che il rischio che il senso di responsabilità dimostrato finora di trasformi in rabbia. Dobbiamo essere rapidi nell’erogazione dei contributi e della cassa integrazione. I cittadini devono poter comprare generi di prima necessità”. Una dichiarazione che sarebbe stata corretta tre mesi fa, ad inizio pandemia. Adesso ci sono tante Claudia che hanno ricevuto pochi spiccioli e tanti altri che quegli spiccioli li stanno ancora aspettando.

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