Preso d’assalto dai commercianti, oggi il sito Open D_Bari ha raccolto centinaia di domande per ottenere il contributo di 1500 euro del Comune (per attività economiche operanti nei settori del commercio, dell’artigianato, della somministrazione di alimenti e bevande, sottoposte a disposizioni di chiusura per il decreto legato all’emergenza coronavirus) e 500 euro per gli ambulanti. Ma non sono mancate le polemiche. Da parte di chi non ha trovato il proprio codice ateco (che identifica le attività) tra le opzioni per chiedere il contributo.
A cominciare da alcune categorie di artigiani. “Con grande stupore – si legge in una nota – constatiamo come alcune attività artigianali restino escluse dalle possibili beneficiarie delle risorse stanziate dal Comune di Bari attraverso il Bando Open D_Bari. Durante gli incontri precedenti la pubblicazione del Bando, Confartigianato aveva invero chiaramente evidenziato, sia al sindaco che all’assessore alle attività produttive, la necessità di includere le attività artigianali gravemente penalizzate dal lockdown. Oggi invece solo alcuni operatori economici operanti nel nostro Comune potranno accedere a quelle risorse: non lo potranno fare, ad esempio, i fotografi (non i commercianti, ma gli artigiani con codice ateco 74.20), non sarà consentito agli orologiai né agli orafi, che in questa partita vengono penalizzati rispetto alle gioiellerie. Pur apprezzando complessivamente l’iniziativa, che rappresenta uno sforzo dell’Amministrazione comunale per aiutare gli imprenditori in questa delicata fase di ripartenza, non possiamo che segnalare un evidente pregiudizio per alcuni operatori economici in funzione dei criteri di scelta adottati. Ci auguriamo – conclude la nota – pertanto che questa “svista” venga immediatamente sanata attraverso un provvedimento che includa le attività erroneamente emarginate e riapra i termini per la presentazione delle istanze, considerando quella odierna solo una “falsa partenza”.
La denuncia di un fotografo. Tra le denunce e segnalazioni anche quella di Giuseppe Iurlo, fotografo barese che ha scritto una lunga lettera al sindaco Antonio Decaro. La pubblichiamo per intero qui di seguito:
“Sono un piccolo commerciante barese, nello specifico con il mio socio gestisco un negozio di fotografia a piazza Umberto I da 9 anni, ma lavoriamo in quella piazza dagli anni 90. Siamo uno degli ultimi negozi di fotografia di Bari, in una zona che ha visto chiudere tante piccole attività storiche a favore delle grandi catene, e con i pochi strumenti che abbiamo, nel pieno della crisi economica del 2011 siamo riusciti a mettere su un’azienda quando tutti pensavano che la stampa di foto fosse un campo morto con la nascita del digitale, a diventare con tanti sacrifici un punto di riferimento per la nostra città.
Poi è arrivato il Coronavirus: eravamo tanto spaventati per la chiusura dell’11 marzo, ma ci siamo fidati di ciò che ci dicevano nelle conferenze stampa e nelle dirette facebook. Mentre il sindaco Decaro piangeva su via Argiro, a pochi metri da Immagini, piangevamo con lui, perché i suoi sforzi e i suoi sogni sono i nostri sforzi e i nostri sogni. Per 50 giorni, alla paura del futuro della mia azienda, si è aggiunta quella per la salute mia e della mia famiglia, perché noi quel mostro invisibile l’abbiamo conosciuto da vicino e in quattro l’abbiamo superato.
Abbiamo tirato tanti sospiri di sollievo in questo ultimo mese: i nostri tamponi negativi, la curva del contagio che scendeva, i fondi stanziati per i più poveri, i prestiti a garanzia statale, la data di riapertura del nostro negozio. Abbiamo anche tirato un sospiro di sollievo quando sono stati stanziati dei soldi per i commercianti baresi, perché per noi quei € 1500 significano dignità: fatture saldate dei fornitori, maggiori DPI per la nostra sicurezza e per quella dei clienti del nostro negozio.
E potete immaginare la nostra sorpresa nello scoprire che a quei fondi si accedeva tramite un elenco ristretto di codici ATECO che ci escludevano, nonostante gli annunci che dichiaravano la misura per le attività del “commercio, artigianato e della somministrazione” colpiti dal lockdown. Abbiamo inviato mail e ci è stato detto che avrebbero segnalato la cosa, abbiamo anche pensato di fare comunque richiesta e aspettare l’esito, ma il sistema non consente di inserire un codice diverso da quelli autorizzati. Abbiamo chiamato l’assessorato e ci è stato freddamente risposto che “qualcuno ne doveva rimanere fuori, è una scelta politica, sicuramente avete ricevuto altri tipi di aiuti”.
Da cittadino non credo che esista una volontà politica di escludere qualcuno, e non mi sento ingenuo nel credere che si tratti solo di un crudele, gigantesco equivoco burocratico. Ma questo equivoco va risolto, per la nostra dignità e per quella di tantissimi altri commercianti nella nostra situazione”.