A Bari niente “revenge spending”, la tendenza di tornare a fare acquisti per sentirsi bene a 48 ore dalla fine del lockdown. Ma una graduale riapertura ben lontana dallo standard pre Covid di oltre 3mila tra negozi, bar e ristoranti.
Si registra maggior affluenza per i piccoli negozi di quartiere rispetto al centro città, dove pesa l’assenza di turisti e il consueto numero di clienti della provincia. “E’ stato come riannodare il cavo sciolto lo scorso 11 marzo”. “Siamo al 30 per cento rispetto all’afflusso del passato”. “I clienti mantengono il distanziamento, solo in pochi vengono ripresi”, alcuni dei commenti dei titolari baresi sui social network.
Nel frattempo, fino al 20 maggio, circa un negoziante su 10 ha scelto di mantenere chiusa la saracinesca come segno di protesta nei confronti del governo Conte. Un nuova manifestazione di piazza è in programma mercoledì 27 maggio (data da confermare al vaglio della Questura). “Sarà importante partecipare perché molti diritti passano come concessioni – spiega il Movimento impresa – scendiamo in piazza anche per i dipendenti in attesa di cassa integrazione, buste paga ridotte fino al 45%, a cui non sono stati considerati assegni familiari”.
Altri imprenditori sono alle prese tra sanificazioni e adeguamento alle norme sul distanziamento: i tavoli posizionati all’esterno delle attività devono rispettare la distanza di almeno 1,8 metri. La capienza nei gazebo esterni si riduce fino al 70% e in molti casi si riscontra una misurazione arbitraria. Fondamentale la possibilità di occupare più suolo pubblico, gratuitamente e senza autorizzazione, come voluto dal sindaco Antonio Decaro per mantenere lo stesso numero di coperti in maggior spazio. Questo però non è sempre possibile, soprattutto tra i vicoli di Bari vecchia.
Secondo Confcommercio, a livello nazionale “oltre il 90% dei negozi di abbigliamento ha riaperto in sicurezza: intimo, camicie e scarpe sono tra i prodotti più richiesti. Riprende ossigeno la ristorazione ma l’avvio è lento: il 70% dei bar e dei ristoranti ha aperto tutti ben equipaggiati di mascherine e gel disinfettanti, ma con personale ridotto: infatti il 40% dei dipendenti è rimasto a casa, pari a circa 400.000 unità. Tanti sono i titolari che utilizzeranno i divisori all’interno del ristorante soprattutto nell’area cassa, quasi nessuno sui tavoli.