Nell’emergenza servono risposte concrete. Per questo gli studenti e le studentesse medi e universitari di Rete della Conoscenza Bari (Zona Franka, Link Bari, Unione degli Studenti Bari) hanno richiesto un rimborso o un prolungamento degli abbonamenti ferroviari regionali e del trasporto pubblico locale (AMTAB) per tutti gli studenti – delle superiori e universitari, nonché l’istituzione di un fondo comunale e regionale per andare incontro alla problematica degli affitti per gli studenti fuorisede.
Non solo, tanti studenti universitari si troveranno in difficoltà nel conseguire i crediti formativi necessari per richiedere la borsa di studio e diventa essenziale ridurre i criteri di merito ed estendere la platea di chi accede alla No Tax Area per non ledere un diritto allo studio già pesantemente schiacciato e definanziato da anni a questa parte.
La lettera: Quando il Coronavirus ha iniziato ad affacciarsi nella vita di tutti noi l’Italia non stava vivendo certamente un periodo semplice della sua storia recente. Anni di politiche scellerate hanno impoverito il paese e ridotto la nostra generazione a vivere in una perenne condizione di sfruttamento e precarietà. La crisi che ci troveremo ad affrontare, in seguito alla Pandemia da Coronavirus, sarà feroce e porterà ad un aumento vertiginoso delle diseguaglianze, le cui conseguenze si abbatteranno sulle fasce più deboli della popolazione.
Già in passato i diritti degli studenti e delle studentesse sono stati bersaglio delle crisi ed oggi, soprattutto qui al Sud, dobbiamo ancora fare i conti con i danni subiti: il 36,4% dei giovani tra i 18 e i 24 anni NEET, il 17% di dispersione scolastica e la fuga di un terzo della popolazione giovanile sono ciò con cui quotidianamente dobbiamo scontrarci. Domani potremmo trovarci di fronte ad una situazione ancor più complessa, per questo è prioritario sviluppare un ragionamento di sistema che ponga al centro la formazione e la ricerca, le scuole e le università.
Varie analisi ci dicono che quasi il 20% degli universitari abbandonerà gli studi nel breve periodo a causa dell’improvviso crollo economico e che già oggi, tanto nelle scuole, quanto nelle università, il digital divide genera una sostanziale esclusione di oltre il 30% degli studenti, anticipando con ciò il rischio di un massiccio incremento della dispersione scolastica. Oggi questo avviene soprattutto nelle scuole ed è chiaro che la povertà dilagante darà il colpo di grazia a questi studenti e queste studentesse.
Oltretutto, come parte attiva all’interno del mondo dell’istruzione vogliamo anche noi studenti poter contribuire non solo per riaprire in sicurezza ma, una volta superata la contingenza, dare un forte contributo in un piano che guardi al futuro della scuola in ottica risolutiva dei problemi storici con cui ci confrontiamo quotidianamente.
E’ evidente che se si vuole reagire alla crisi, quindi, il capitolo istruzione non va affrontato come se fosse un mondo a parte, ma anzi l’intervento sul mondo della formazione deve andare oltre l’emergenza, e lavorando assieme alle parti sociali coinvolte porre in essere le basi per la costruzione di una nuova riforma della scuola e dell’università. Sono infatti le famiglie che maggiormente stanno soffrendo l’attuale crisi quelle che probabilmente dovranno rinunciare al percorso educativo dei propri figli, o che saranno costrette a risparmiare proprio sulle spese che toccano l’ambito dell’istruzione, o peggio ancora a non far proseguire gli studi per necessità lavorative, non possiamo infatti non considerare come non tutte le scuole diano prospettive uguali e che molto spesso la scelta della prosecuzione del percorso è forzata dalle possibilità economiche della famiglia.
Chiediamo quindi non solo che i provvedimenti del Governo, della Regione e del Comune vadano a garantire una didattica qualitativamente utile e migliore per la ripresa delle attività didattiche nelle scuole, ma che nel ripensamento delle stesse ci si renda conto che le strutture e le infrastrutture scolastiche non sono bastevoli a rendere il percorso di studi un percorso qualitativo, e che l’impostazione stessa della didattica dal vivo è legata agli strumenti e i fondi di cui la scuola dispone, dalla capienza delle aule e gli spazi in cui si vive, alla dotazione di strumenti tecnologici utili a ridurre il digital divide (in Puglia il 43,2% delle famiglie presenti sul territorio non è dotato di computer o tablet).
Se per il sistema scolastico, in particolare delle scuole superiori, si dovrà far fronte con ancora più preoccupazione alla piaga dell’abbandono e della scuola che esaspera le disuguaglianze anziché colmarle, per gli studenti universitari va rimesso al centro del dibattito il tema della gratuità dell’istruzione.
Va perciò ragionato un innalzamento della No-Tax Area e un miglioramento del sistema di diritto allo studio universitario per permettere a chi subirà la crisi di non vedere le proprie speranze di crescita e di realizzazione completamente azzerate, in una prospettiva di finanziamento sempre più complessivo del sistema universitario puntando ad abbattere tutte le barriere d’accesso. Chiaro è che sull’Università in Italia dovrebbe avviarsi un processo che cambi le basi ideologiche su cui tale sistema è fondato: giovani studenti e studentesse sono la chiave per trasformare il territorio e il Paese intero.
Un intervento di spesa pubblica in questo verso è ciò che maggiormente può, sul lungo periodo, rilanciare l’Italia. Viviamo in una città con 2 atenei, 2 centri di Alta Formazione Artistica e Musicale, più 35 scuole, ma in pochi troveranno un sistema produttivo pronto ad accoglierli. Questa crisi cambierà in maniera radicale il sistema economico, i vecchi modelli di impresa verranno spazzati via, la nostra città e la nostra regione non sono dotate di un sistema produttivo in grado di reggere l’onda d’urto e questo dovrebbe spingere la politica a ragionare su un nuovo rapporto fra mondo dell’economia e mondo dell’istruzione. Non è più accettabile che scuola ed università rispondano agli impulsi delle imprese e non viceversa, un rafforzamento economico del sistema di istruzione permetterebbe da una parte di stabilizzare le vite di molti e molte precarie che tengono in piedi la baracca e d’altro canto permetterebbe di ridare peso alla ricerca di base facendo si che da essa partano gli impulsi per le innovazioni e gli sviluppi dei territori.
La crisi e la stagnazione economica che abbiamo già dovuto affrontare sono frutto anche della mancanza di strategie di lungo periodo sullo sviluppo e la ricerca, abbiamo e continuiamo ad optare la per un modello non qualitativo del lavoro, specie qui al Sud la richiesta di manodopera qualificata è scarsa. La Puglia ha goduto dei frutti di un settore che ora rischia il collasso, il turismo, ed allora quale futuro per noi studenti e studentesse baresi e pugliesi?
Gli studenti italiani, in particolari quelli del Sud, si trovano in un contesto economico-sociale che non risulta essere in grado di cogliere le loro capacità, perciò sentono la necessità di sfuggire da un futuro apparentemente buio nel proprio paese natale trasferendosi altrove. Questo crea inevitabilmente un circolo vizioso: giovani che si allontanano da un territorio che ha disperatamente bisogno del contributo delle nuove generazioni senza però offrire nulla in cambio finché le circostanze migliorano. E’ necessario il contributo delle istituzioni italiane per risollevare i settori maggiormente in crisi, in modo tale da rilanciare il Meridione sotto tutti i punti di vista.
Bisogna ridare speranza e dignità a chi oggi studia e domani lavorerà: non ci rialzeremo dalla crisi svilendo la conoscenza, ma anzi ripartendo da essa per colmare il gap che divide ancora oggi il Nord e il Sud e per avviare finalmente un processo di ristrutturazione sostenibile del nostro sistema di sviluppo.