Una semplice mascherina in tessuto indossata da un soggetto infetto riduce di 36 volte la quantità di virus trasmessa e permette di attuare il controllo della sorgente: ovvero bloccare le goccioline quando escono dalla bocca, piuttosto che arginarle quando si disperdono nell’aria. Questo il risultato di una analisi che compara diversi studi sul tema, realizzata da ricercatori dell’Università di Oxford e dell’Università di San Francisco, e tradotta in italiano dalla Fondazione Gimbe.
Il nuovo DPCM sulla fase 2 sottolinea la necessità utilizzare la mascherina in tutti i luoghi pubblici dove non è possibile mantenere il distanziamento sociale. L’utilità del messaggio #Masks4All, è confermata dalle evidenze scientifiche. “I progressi della scienza hanno messo in luce che la trasmissione da soggetti asintomatici, largamente sottostimata, rappresenta il tallone d’Achille delle strategie per contenere la pandemia”, spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe.
Diversi gli elementi emersi dalla revisione che ha analizzato oltre 80 studi e i cui risultati sono stati pubblicati in italiano sulla rivista open access della Fondazione Gimbe, “Evidence”. Innanzitutto, pur se non esistono sperimentazioni cliniche che hanno valutato l’efficacia di mascherine da parte della popolazione generale per contenere l’epidemia di Covid-19, diverse sperimentazioni empiriche dimostrano che la mascherina “potenzia gli effetti di altre misure di distanziamento sociale”. Tuttavia, gli effetti positivi “dipendono dalla percentuale della popolazione che la utilizza”.
Se è vero poi, che, in caso di obbligo di mascherina, alcune persone tendono a prestare meno attenzione a evitare possibili comportamenti a rischio, “l’effetto preventivo non viene nel complesso compromesso”. Le analisi economiche dimostrano che ogni singola mascherina (dal costo trascurabile) indossata da una persona potrebbe “generare enormi benefici economici e salvare molte vite”. Inoltre, tenendo conto delle difficoltà di approvvigionamento e distribuzione, la scienza conferma l’opportunità del fai da te, perché “non c’è alcuna evidenza che le mascherine debbano essere costruite con materiali o tecniche particolari”. Nell’articolo pubblicato su Evidence, si spiega anche come realizzare la propria mascherina per impedire la trasmissione di droplet: “da una maglietta, un fazzoletto, una sciarpa, una bandana inserendo un tovagliolo di carta, come filtro usa e getta, tra due strati di un tessuto a maglie strette che ti permetta di respirare. Puoi lavare la mascherina di stoffa in lavatrice e riutilizzarla, esattamente come una maglietta”. (Ansa)