“Siamo pronti a ripartire nel pieno rispetto delle norme sanitarie”. Lo dicono in coro da Bari i commercianti che ieri sera, 28 aprile, hanno aderito alla protesta simbolica del Movimento Impresa per chiedere con più forza attenzione e sostegno nella crisi economica post coronavirus. Tra le strade semi deserte si sono accese decine di vetrine e insegne.
Gianni Del Mastro, portavoce Movimento Impresa (piazza Mercantile) – Quello che ci aspetta è un futuro incerto, se fossero applicate le norme di cui si parla il nostro modello di comportamento non avrebbe più modo di esprimersi. Inoltre alla riapertura ci porteremo dietro un carico debitorio insostenibile derivante dalla sospensione di una serie di pagamenti che non abbiamo effettuato in mancanza degli incassi. Abbiamo bisogno, anche col sindaco Antonio Decaro, di tracciare insieme un percorso per garantirci un minimo di sopravvivenza.
Nino Armenise, boutique abiti da sposa (foto anteprima) – Con questa illuminazione vogliamo far notare che siamo importanti per la città di Bari. Il sindaco e il presidente Michele Emiliano ci devono dare una mano, noi dobbiamo aprire con tutte le precauzioni: prenderemo appuntamento coi clienti, li faremo entrare uno per volta. Ma noi dobbiamo riaprire anche perché abbiamo bisogno di un collaudo di questa nuova situazione completamente diversa rispetto a prima. Abbiamo i negozi pieni di merce, dobbiamo vendere questa merce, altrimenti non potremo neanche pagare.
Giulio Incantalupo, parrucchiere (via Andrea da Bari) – Apriremo il primo giugno e siamo tra le ultime categorie rialzare la saracinesca. Abbiamo fatto richiesta per aprire prima dato che noi ci occupiamo di infoltimento e protesi, che hanno una manutenzione mensile. Questo servizio non è solamente estetico ma anche psicologico per i clienti perché non possono apparire con alopecie. Alcuni sono clienti fermi da due mesi, è un’esigenza primaria non è solo un discorso legato alla parte estetica ma psicologica.
Marco Magno, Fara Leva – In questo momento è più che mai importante una strategia comune. Penso alla Francia, dove vengono lesi i diritti di una classe sociale e scendono in piazza altre categorie. Se questo meccanismo della solidarietà vera in contrasto con la competizione non credo che andremo molto lontano (foto in alto).