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Coronavirus, guida Inail: mascherina anche sui mezzi pubblici e spazi comuni

Pubblicato da: redazione | Gio, 23 Aprile 2020 - 14:30

 L’Inail ha pubblicato il documento tecnico sulla Fase due con le misure di contenimento e prevenzione nei luoghi di lavoro. La pubblicazione, approvata dal Comitato Tecnico Scientifico istituito presso la Protezione Civile sottolinea che “vanno mappate tutte le attività, prevedendo di norma, per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni, l’utilizzo di una mascherina chirurgica”. La mascherina è “raccomandata” in ogni caso anche all’interno dei mezzi pubblici oltre al distanziamento sociale.

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Sulle mascherine appello anche di Federfarma che chiede un accordo sul prezzo di vendita dei dispositivi oppure lo stop alla vendita. I farmacisti chiedono di poter vendere i dispositivi di protezione “a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici”. In assenza di provvedimenti la Federazione di categoria annuncia che sarà costretta , “a suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine”. Sono introvabili e dai prezzi altissimi, spiegano, con la conseguenza di multe e sequestri per problemi di cui i farmacisti non sono responsabili ma “le prime vittime”.

“L’attuale emergenza sanitaria correlata alla pandemia da SARS-CoV-2 – si legge nella prefazione firmata dal direttore generale, Giuseppe Lucibello e dal presidente, Franco Bettoni – oltre ad aver determinato una perdita insanabile di vite umane, rappresenta una situazione di emergenza globale, sociale e del lavoro. La pubblicazione, approvata dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) istituito presso la Protezione Civile, al quale Inail partecipa con un suo rappresentante, è composta da due parti: la prima riguarda la predisposizione di una metodologia innovativa di valutazione integrata del rischio che tiene in considerazione il rischio di venire a contatto con fonti di contagio in occasione di lavoro, di prossimità connessa ai processi lavorativi, nonché l’impatto connesso al rischio di aggregazione sociale anche verso “terzi”.

La seconda parte si è focalizzata sull’adozione di misure organizzative, di prevenzione e protezione, nonché di lotta all’insorgenza di focolai epidemici, anche in considerazione di quanto già contenuto nel Protocollo stipulato tra Governo e Parti sociali il 14 marzo. “L’adozione di misure graduali ed adeguate attraverso un nuovo modello organizzativo di prevenzione partecipato, consentirà – conclude la prefazione – in presenza di indicatori epidemiologici compatibili, il ritorno progressivo al lavoro, garantendo adeguati livelli di tutela della salute e sicurezza di tutti i lavoratori, nonché della popolazione”.

Via libera a 62 dispositivi di protezione individuale (Dpi) su 1.700 esaminati. L’elenco è on line sul portale dell’Inail e riguarda occhiali, visiere, semimaschere, indumenti di protezione, guanti e calzari validati positivamente dall’Istituto in attuazione del decreto Cura Italia, che ha attribuito questa funzione all’Istituto in via straordinaria fino al termine dell’emergenza Covid-19, in deroga alle procedure ordinarie. La lista, spiega una nota, si riferisce esclusivamente ai dpi validati dall’Inail sulla base della documentazione trasmessa dal produttore/importatore. Alla data del 20 aprile, l’Inail, su un totale di 3.012 messaggi di posta elettronica certificata, ha processato a livello tecnico circa 1.700 pratiche, 62 delle quali sono state validate positivamente dalla task force multidisciplinare dell’Istituto, composta da circa 40 persone con diverse professionalità tecniche e amministrative. L’elenco, che sarà periodicamente aggiornato con l’inserimento dei nuovi dpi validati, per ciascun dispositivo riporta la data di validazione, la tipologia di prodotto, il nominativo del produttore e/o dell’importatore con la regione/nazione di riferimento, e un’immagine, se disponibile.

Sì allo smart working. L’Inail raccomanda l’utilizzo del lavoro a distanza dove possibile anche nella fase due come “soluzione efficace” che ha permesso la continuità dei processi lavorativi e allo stesso tempo “ha contribuito in maniera sostanziale al contenimento dell’epidemia”. Lo si legge nel documento appena pubblicato dall’Inail e approvato dal Comitato tecnico scientifico sulla cosiddetta fase due dell’emergenza coronavirus. L’Inail però sottolinea la necessità di fornire assistenza nell’uso delle apparecchiature e software nonché degli strumenti di videoconferenza “incoraggiando a fare pause regolari”. “In aggiunta, il management – si legge – dovrà tenere conto della necessità di garantire il supporto ai lavoratori che si sentono in isolamento e a quelli che contestualmente hanno necessità di accudire i figli”.

Sono 7,3 milioni i lavoratori che sono stati sospesi dalla loro attività a causa del lockdown per l’emergenza coronavirus e il 31,3% (2,3 milioni) ha più di 50 anni. Il dato è contenuto nel documento Inail approvato dal Comitato tecnico scientifico in vista della fase due nel quale si chiarisce che quasi quattro milioni di lavoratori sospesi (il 53,9%) sono nella zona uno ovvero in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche.

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