Nei primi tre mesi del 2020, prima della pandemia del Covid-19, il numero di imprese e di addetti pugliesi è aumentato di 120 unità rispetto allo stesso periodo del 2019. In Puglia si contano infatti 379.610 aziende (erano 379.610 ) e danno da lavorare a 1.143.018 persone (variazione tendenziale, + 3.913).
Lo rivela il Sismografo di Unioncamere Puglia, dal 30 marzo al 22 aprile, diffondendo gli studi dettagliati sui settori Turismo, Food, Commercio, Meccatronica, Costruzioni, Legno-arredo e Moda – tutti disponibili sul sito https://www.unioncamerepuglia.it/news/. In modo da fotografare l’economia della regione “ante Coronavirus”, per poi nei mesi successivi fare i raffronti con la situazione nel “post-Coronavirus”.
Ma come quanto impatterà il Covid-19 sull’economia pugliese? “Abbiamo fatto delle previsioni sul dopo, usando lo stesso metodo adottato nei nostri studi di settore” – dichiara Luigi Triggiani, segretario generale di Unioncamere Puglia. “All’avvento del terremoto Covid-19 – prosegue – la Puglia cresceva lentamente ma continuamente, mostrando segnali di ripresa praticamente in tutti i comparti produttivi dopo la crisi 2007-2013. Non solo turismo e agroalimentare: anche comparti considerati maturi, come quelli del mobile imbottito, del tessile-calzaturiero e delle costruzioni, che avevano patito più di altri l’influenza della globalizzazione, sembravano garantire occupazione e facevano intravedere la luce in fondo al tunnel. Questo terremoto è arrivato forse nel momento peggiore, in un ecosistema che comunque vede le Pmi storicamente sottocapitalizzate. Bisogna rimboccarsi le maniche e cooperare come non abbiamo mai fatto prima. Ogni settore, ogni filiera, ogni azienda, ha bisogno dell’altro. E mai come oggi le aziende pugliesi hanno bisogno di consumatori pugliesi”.
In base al modello previsionale del “Sismografo di Unioncamere Puglia”[1] a fine 2021 nella regione: si registreranno 20mila imprese in meno, con una perdita di 69mila posti di lavoro (da questa previsione sono già state decurtate le muove imprese registrate e i nuovi assunti);
Lo stock di imprese, considerando la natimortalità prevista, al 31/12/2021 scenderà a 359mila, contro le 379mila attuali; aumenteranno anche le procedure concorsuali (31mila) e le liquidazioni (71mila), un dato che andrà poi a rimpolpare l’andamento delle cancellazioni negli anni successivi al 2021; sull’asse temporale questi numeri si spalmeranno per un terzo nel 2020, per due terzi nel 2021; l’andamento negativo avrà quindi un picco fra 2022 e prima metà del 2023; poi si assisterà al miglioramento dei parametri, per tornare ai numeri attuali nel 2025;
A livello di macro-attività economica si registreranno differenze significative fra i settori: forti sofferenze per attività edili, minerarie, commercio all’ingrosso e al dettaglio, turismo (servizi di alloggio e ristorazione, agenzie viaggi). All’interno del comparto manifatturiero, notevole l’influsso negativo su meccanica, mobili e moda. Le attività che registreranno un minor impatto saranno probabilmente chimica, elettronica, farmaceutica e –con qualche problema in più- agricoltura, pesca.