L’emergenza coronavirus rischia di mettere in ginocchio l’imprenditoria. Dopo l’appello del proprietario delle tre sedi de La Veronique, da Bari arriva un altro duro sfogo sui social network.
“Il 22 febbraio nn avevo debiti, il 24 maggio a distanza da tre mesi avrò debiti per 160 mila euro”. Questa volta in diretta facebook tra centinaia di like ha parlato Mino Dalonzo, fondatore di Jerome Café con quattro punti vendita nel quartiere murattiano e socio fondatore di Bacio di Latte.
“La mia era un’attività sana, un fatturato da 2 milioni l’anno e 37 dipendenti. In tre mesi di chiusura ho già accumulato prima di riaprire 160 mila euro di debiti”, spiega Dalonzo. In primis a pesare sono i fitti dei locali commerciali: “Nelle quattro sedi – racconta con dati alla mano – pago 24 mila euro al mese anche se i negozi sono chiusi: in stazione 7 mila euro, in via Sparano 8 mila, in via Cavour 5 mila, in via Argiro 4 mila. A questi si aggiungono 43mila euro di merce scaduta e invenduta, 3mila euro per la bolletta trimestrale della fornitura elettrica, quasi 17 mila per l’Iva sulla marce, 22 mila euro destinati ai contributi dei dipendenti”.
Dalonzo, come altri imprenditori baresi e pugliesi, ha aderito al Movimento Impresa che cerca di dare una sola voce agli imprenditori per trovare soluzioni allo stop forzato delle attività. Nel futuro c’è il prestito che il ristoratore chiederà allo Stato: “Il governo ci dice di non preoccuparci perché ci fa un prestito. Prenderò 200mila euro, ma quei soldi che ci daranno serviranno per liquidità immediata. Apriremo al 30-40 per cento della clientela e saremo costretti a tagliare il personale. Poi dopo 2 anni arriveranno le rate del debito che pagherò in sei anni”. QUI IL VIDEO DELLO SFOGO