Buoni spesa, pacchi di cibo consegnati dai volontari e donazioni dei privati. L’ordinanza per la “solidarietà alimentare” verso quelle migliaia di italiani che per colpa dell’emergenza coronavirus non riescono più a fare la spesa – perché o non hanno più lo stipendio o lavoravano in nero e dunque per lo Stato sono fantasmi – prende corpo dopo una lunga giornata di trattative tra l’Anci e il governo
Ma come avverrà la distribuzione? I 400 milioni potranno essere utilizzati dai Comuni in due modi: o attraverso dei buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari presso una serie di esercizi commerciali contenuti in un elenco pubblicato da ogni amministrazione, oppure per comprare direttamente generi alimentari i prodotti di prima necessità. Sul valore dei buoni spesa è ancora in corso tra i tecnici dell’Anci la definizione dei criteri che dovranno poi definire sia l’importo sia la quantità assegnabile ad ogni nucleo familiare. A distribuire i pacchi spesa, come ha detto Borrelli, saranno invece i volontari appartenenti al terzo settore. Ai beni distribuiti dallo Stato si aggiungeranno poi le eventuali donazioni dei privati. Ad individuare la platea dei beneficiari saranno invece i servizi sociali di ogni singolo Comune, che dovranno selezionare tra “i nuclei familiari più esposti agli effetti economici” e tra quelli “in stato di bisogno”, per soddisfare “le necessità più urgenti”. L’ordinanza prevede che prioritariamente debbano essere aiutare quelle famiglie che non percepiscono già “un sostegno pubblico”: dunque prima chi non riceve già il reddito di cittadinanza o altri aiuti come il reddito d’inclusione.
Le prime risorse sono già state stanziate. Ad annunciarlo il parlamentare Ubaldo Pagano.
“Nei prossimi giorni – spiega Pagano – comunque il prima possibile, i Servizi Sociali di ogni Comune stileranno un elenco dei beneficiari e del rispettivo contributo spettante. E devo ammettere che condivido molto questa scelta di snellire al massimo le procedure lasciando al Servizio sociale professionale comunale il compito di individuare i bisogni più urgenti partendo da coloro i quali non percepiscono altri contributi pubblici (RdC, ReD, ecc.)”.
A Bari ad esempio andranno quasi due milioni di euro. Ecco di seguito gli stanziamenti (foto di Ubaldo Pagano)