Lavorare da casa, uscire solo se necessario. È in sintesi la vita raccontata da uno dei tanti baresi che risiedono a Milano e provincia nei giorni dell’emergenza coronavirus: “Un po’ di ansia c’è, soprattutto quando ci si ritrova in fila all’ipermercato, ma si va avanti con molta più cautela”, è il racconto dalla prima zona rossa d’Italia poi estesa nella serata di ieri a tutto il territorio nazionale con il decreto “Io resto a casa”.
Secondo le statistiche del Ministero della Salute i casi di Covid-19 in Lombardia hanno superato quota 5mila – aggiornamento 9 marzo. In costante aumento giorno dopo giorno con picchi dei cittadini positivi al tampone a Bergamo, Lodi, Cremona, Brescia, Milano. Un grafico di Silvia Merler pubblicato su Twitter, economista italiana ex membro del “Think thank economico Bruegel”, con sede a Bruxelles, confronta la progressione dei contagi tra la Lombardia e la prima città focolaio, Wuhan (immagine in basso). Il tasso di crescita giornaliero è del +48% come in Cina, dove le limitazioni stringenti che hanno costretto a barricarsi milioni di persone nella propria abitazione sono scattate al settimo giorno, a differenza dell’Italia in cui sono trascorse più di due settimane prima dell’allerta del governo Conte.
La quotidianità però non si è fermata del tutto tra smart working e piccoli gesti di prevenzione sanitaria, una prassi che coinvolgerà tutti gli italiani: “Come altri miei coetanei under 30 – racconta – viviamo tranquillamente, seguiamo le direttive e passiamo gran parte del tempo a casa. Per fortuna posso lavorare a distanza dal mio pc. Negli ultimi 20 giorni non ho frequentato pub ed evito mezzi di trasporto pubblici, uso l’automobile e mi sposto a piedi. Mi sono solo concesso qualche ora all’aria aperta al parco”. Inevitabile il tam tam telefonico e via chat con i parenti preoccupati: “Speriamo passi in fretta”.