La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 89 persone accusate di aver «agevolato il conseguimento di titoli abilitativi alla guida di veicoli con metodi fraudolenti». Nove imputati, accusati del reato di associazione per delinquere finalizzata al plagio letterario, avrebbero messo in piedi una base operativa, con sede a Bari, dalla quale partivano le risposte ai candidati durante gli esami di guida.
Rischiano il processo anche tutti coloro che avrebbero conseguito le patenti di guida con questo sistema truffaldino e i titolari compiacenti di autoscuole. L’udienza preliminare inizierà il 29 aprile nell’aula ‘bunker’ di Bitonto dinanzi al gup del Tribunale di Bari Giuseppe de Benedictis. Le indagini della Polizia stradale, coordinate dalla pm Luciana Silvestris, hanno consentito di accertare che il meccanismo illecito consentiva, dietro il pagamento di 3mila euro, di accedere a sistemi di comunicazione telematici e audio grazie ai quali i candidati trasmettevano le immagini della schermata relativa alle schede d’esame della motorizzazione e ricevevano le risposte esatte da contrassegnare.
Al vertice del presunto sodalizio «a conduzione familiare» ci sarebbe il pluripregiudicato barese Battista Lovreglio, 62enne vicino al clan Parisi, aiutato da figli, fratelli e nipoti che avrebbero avuto il ruolo di staffette, vedette e supporto logistico ai candidati. Questi ultimi, spesso segnalati da scuole guida compiacenti, venivano addestrati e muniti delle apparecchiature nascoste sotto gli abiti, all’interno di un centro sportivo della provincia, dove avvenivano anche vere e proprie simulazioni. In 80, tra candidati, loro familiari e titolari di autoscuole, rispondono di falsa attribuzione di lavori altrui. Il giro d’affari complessivamente stimato nei due anni di indagini, 2014 e 2015, è di circa 250mila euro.