A 42 rifugiati di età compresa tra i 19 e i 43 anni, provenienti 15 Paesi mediorientali e africani, l’Università di Bari ha consegnato l’Egpr, il passaporto europeo che riconosce le loro qualifiche e titoli di studio. «Noi ci crediamo e vogliamo che l’Università di Bari sia una università nel mondo e per il mondo», ha detto il rettore, Stefano Bronzini.
L’Egpr (European qualifications passport for refugees), viene rilasciato dal Consiglio d’Europa con il patrocinio del Miur. In assenza di documenti, i candidati hanno dovuto compilare questionari per dimostrare i propri percorsi formativi nei Paesi di origine. I moduli sono stati poi valutati dal Centro di informazione sulla mobilità e le equivalenze accademiche (Cimea), in collaborazione con la Rete delle università italiane per l’apprendimento permanente (Ruiap). Alla cerimonia di consegna oggi sono intervenuti Clarisse, 35enne della Costa d’Avorio, laureata in Filosofia; Abbas, 23enne pakistano che potrà iscriversi al terzo anno di Giurisprudenza; Samir, ingegnere civile sudanese di 41 anni; e Khalel, 29enne siriano, laureato in medicina, che si iscriverà a Bari a un master in odontoiatria. Il direttore del Cimea, Luca Lantero, intervenuto in video-conferenza perché in quarantena domiciliare a Roma per il Coronavirus, ha spiegato che l’Eqpr «non riconosce direttamente la qualifica ma permette alle nostre istituzioni di leggerla in maniera più adeguata soprattutto in assenza di documenti: un punto di avanguardia grazie al quale riusciamo a trattenere chi può dare un valore aggiunto». Fausta Scardigno, presidente del Centro per l’apprendimento permanente, ha detto che «il nostro Ateneo è sempre tra i primi in Italia a promuovere iniziative che sostengano concretamente l’integrazione accademica e culturale delle persone rifugiate».