Ogni anno in Italia si registrano oltre 12mila decessi a causa del tumore al seno, ma grazie alla biopsia liquida e alle nuove cure crescono le chances per le pazienti. A fare il punto sono gli oncologi in occasione del convegno nazionale ‘Focus sul Carcinoma Mammario’ a Pordenone.
“Il carcinoma mammario è la neoplasia in assoluto più frequente nel nostro Paese e interessa in totale 800mila donne”, afferma Fabio Puglisi, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica presso il Centro di riferimento Oncologico di Aviano e responsabile scientifico del convegno.
Ma proprio da nuove ‘armi’ quali la biopsia liquida arrivano importanti opportunità: “Attraverso un semplice esame del sangue possiamo individuare le cellule tumorali e il DNA tumorale circolanti – spiega Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Senologia e Toraco-Polmonare dell’Istituto Tumori di Napoli -. Sono informazioni indispensabili che ci permettono di capire quali potranno essere i mutamenti biologici del cancro. Con le biopsie tradizionali, svolte sui tessuti, abbiamo solo una semplice fotografia momentanea dello stato della malattia. Ora invece si definiscono in modo più preciso i target terapeutici ed è possibile prevedere un utilizzo più accurato e personalizzato dei trattamenti disponibili. Il monitoraggio dell’evoluzione della malattia ha come obiettivo anche la diagnosi precoce di un’eventuale recidiva”.
Inoltre, “la ricerca si sta concentrando soprattutto nella cura degli stadi precoci del carcinoma mammario – sottolinea Lucia Del Mastro, Coordinatrice della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Le terapie tendono ad essere sempre più spesso neo-adiuvanti e quindi somministrate nella fase preoperatoria per ottenere un trattamento chirurgico conservativo e meno invasivo”. Passi avanti anche sul fronte dell’immunoterapia: i farmaci immunoterapici combinati con la chemioterapia sembrano aumentare la probabilità di ottenere la remissione completa della malattia.
Infine, un appello a tutte le donne: “È assolutamente necessario aderire ai programmi di screening e sottoporsi alla mammografia – conclude Chiara Zuiani, direttore dell’Istituto di Radiologia dell’Universita’ di Udine -. Attualmente poco più del 54% delle italiane si sottopone regolarmente a questo esame ma grazie a questi controlli è possibile ridurre fino al 30% il tasso di mortalità della neoplasia”. (Ansa)
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