Ha chiesto il rito abbreviato per l’omicidio aggravato del marito, ma la nuova legge non lo consente per i reati puniti con la pena dell’ergastolo, come in questo caso. Per questa ragione il difensore dell’imputata ha anticipato al giudice che solleverà la questione di legittimità costituzionale.
È accaduto nell’udienza preliminare iniziata oggi dinanzi al gup del Tribunale di Bari Francesco Mattiace sull’omicidio volontario, con l’aggravante dall’aver ucciso il coniuge, del 30enne F.A., ucciso il primo agosto 2019 ad Acquaviva delle Fonti con una coltellata inferta dalla moglie, la 29enne N.L.. In udienza oggi si sono costituiti parti civili la madre e la curatrice dei tre figli minorenni della vittima. La difesa dell’imputata, l’avvocato Leonardo Bozzi, ha chiesto che la sua assistita sia giudicata con il rito abbreviato, ma poiché l’art. 438, comma 1-bis del codice di procedura penale, modificato con la legge del 12 aprile 2019, n. 33, non lo consente per i delitti punti con l’ergastolo, il legale ha annunciato che solleverà la questione di incostituzionalità, perché «la norma viola – spiega il difensore – i principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza». La questione sarà formalizzata nella prossima udienza del 17 aprile. Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesco Bretone, l’imputata, attualmente detenuta agli arresti domiciliari, avrebbe colpito mortalmente il marito, dal quale si stava separando, al culmine di un litigio avvenuto nel vano scale del palazzo dove entrambi abitavano su piani diversi.